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lunedì 2 novembre 2009
Dal blog di Simone Tosi:

Perché non iniziare un dibattito serio sul futuro di Carpi per ragionare sulla città che vorremmo tra 20 o 30 anni? Carpi ha avuto fino ad ora uno sviluppo ordinato, il trend di crescita della popolazione ci ha portato dai 59mila agli attuali 67mila abitanti. Una città che offre tanto ai sui cittadini in termini di opportunità, servizi, svago e lavoro, riuscendo a coniugare tutto questo con uno straordinario senso civico vera spina dorsale della nostra comunità.

Fatta questa semplicistica fotografia della realtà attuale, credo sia utile iniziare a dire che tipo di città abbiamo in testa. La discussione che si aprirà con l’aggiornamento dello strumento di programmazione urbanistico, ovvero con il superamento del PRG2000 che ci porterà entro questo mandato al Piano Strutturale, al nuovo Regolamento Urbano Edilizio, ed infine al Piano Operativo Comunale, ci permetterà di ripensare anche nel dettaglio la nostra città. Dovremo avere anche il coraggio di fare sperimentazione sui temi di risparmio energetico, edilizia residenziale ad impatto zero, ad un sistema della mobilità più fluido.

Penso alla Carpi del futuro individuando alcuni assi di azione concreta nella sua crescita e trasformazione:

* Dovremo ripensare parti della città costruita, soprattutto quelle realizzate tra gli anni ’60 e ’70 edifici con alta dispersione energetica. Costruite in economia e con tecniche costruttive che non consideravano le norme e i problemi legati alla sicurezza sismica. Case realizzare in zone dove oggi è impossibile pensare a percorsi ciclo-pedonali in sicurezza, dove persino i marciapiedi sono assenti. Qui credo serva uno sforzo di immaginazione e di progettazione, accorpando isolati, immaginando nuove aree verdi, percorsi pedonali, una nuova viabilità

* Consumare in modo limitato nuovo territorio, non nascondendoci dietro ad un dito, affermando che parte delle espansione attuale della città ha permesso a Carpi di dotarsi di nuove scuole, asili, la ristrutturazione del cuore della città, la realizzazione di nuove infrastrutture, senza chiedere un euro ai cittadini, quindi se non cambia qualcosa nel regime di trasferimenti se ai comuni non viene riconosciuta una autonomia finanziaria, per realizzare nuove opere saremo costretti a mangiarci altro territorio. In tal caso sarà indispensabile ragionare sui criteri di sostenibilità ambientali.

* Una città che cresce in modo verticale e non orizzontale. Carpi vede una presenza di palazzine o case sparse, con una altezza che in genere non supera i 2\3 piani da terra, sono pochi gli edifici infatti che superano i 6 piani, cioè 18 metri di altezza dal suolo. Credo che dovremo pensare ad una città che cresce in altezza, questo per limitare la sua espansione sul territorio agricolo che va preservato.

* Pensare a nuove aree verdi, corridoi ciclo pedonali, ad un bosco al confine della città costruita dovranno essere gli interventi sul nostro patrimonio verde

* Ripensare al ruolo dei quartieri, alla loro permeabilità con pezzi importanti della città, ai servizi che si possono trovare al loro interno, ai luoghi di aggregazione agli spazi verdi, sarà invece la sfida per pensare ai quartieri non come "dormitori", ma come pezzi vivi e vitali di un tessuto sociale.

Questi penso possano essere i capisaldi su cui iniziare ad immaginare e disegnare la Carpi dei prossimi anni. E’ una sfida che vogliamo lanciare a tutta la città e l’occasione che ci da il PSC non può essere sprecata.

(Fonte: http://simonetosi.blogspot.com)

3 commenti:

Weissbach ha detto...

"Una città che cresce in modo verticale e non orizzontale (...)"
UNA CITTÀ CHE CRESCE?!?
Ma quanti appartamenti sfitti ci sono a Carpi?
E ancor di più: quanti capannoni vuoti?

Anonimo ha detto...

...una città che cresce in modo verticale mi lascia veramete perplesso e come non capire che sarebbe il viatico per aree ghetto e di degrado tipiche delle metropoli con un flusso migratorio spesso non controllabile. Valorizzare il patrimonio esistente sarebbe più saggio economicamente come è saggio immaginare aree verdi molto più vaste di una semplice aiuola fiorita; come un bosco o parco ad uso cittadino riqualificando per esempio la zona dietro la stazione ferroviaria che è in pieno abbandono.

Anonimo ha detto...

Caro Assessore
di parole come queste se ne sono già sentite tante.....
Vedremo se è la volta buona
cittadina molto delusa

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