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domenica 7 marzo 2010
La denuncia: calvario iniziato già sull’ambulanza

Dopo le polemiche lasciate in eredità dal Consiglio di giovedì scorso, stavolta a far discutere ancora una volta sul tema sanità è una denuncia di ingiustizia sociale. Una vicenda, quella della signora Vanda Goldoni, che risale al 2006 ma che a tutt’oggi è rimasta senza risposte né spiegazioni da parte dei vertici Ausl. A raccontarla a Modena Qui è il figlio, Stefano Stradi, che sta portando avanti insieme ai suoi due fratelli una battaglia per avere giustizia. «Mia madre è scomparsa nel 2008 - racconta - soffriva di diverse patologie: aveva problemi respiratori e deambulatori. Due anni prima il medico di base mi consigliò di chiedere l’intervento dell’ambulanza per il trasporto al Pronto Soccorso di Carpi. Non c’era urgenza, ma nel caricare mia madre sul lettino i volontari le provocarono la lussazione della spalla e lo schiacciamento di alcune vertebre». La storia, già grave di per sé, non si concluse però qui. Anzi, il calvario della signora Goldoni e della sua famiglia era purtroppo appena all’inizio.
«Me ne accorsi subito anche io - continua Stradi - e al mio rimprovero gli operatori risposero che mia madre era pesante. La cosa più sconcertante comunque è che non fu fatta una verifica immediata dei danni riportati: dopo 5 giorni le provarono a fare una radiografia ma la rispedirono a casa senza spiegazione».
Così le lamentele per il dolore alla spalla e al costato si fecero sempre più insistenti, e solo dopo 40 giorni un’altra radiografia stabilì l’entità delle lesioni.
«A causa di questa negligenza mia madre subì un rapido peggioramento, sia fisico che psicologico, che comportò la perdita di quel poco di autonomia che aveva in casa».
La denuncia di Stradi si estende a tutto il percorso assistenzialistico, giudicato colpevolmente inadeguato. «Sedute di fisioterapia insufficienti, mancanza di visite specialistiche.
Quando le condizioni di mia madre peggiorarono, la guardia medica non ci aiutò affatto, fui io a farla ricoverare; ma era troppo tardi».
Questa vicenda non è nuova alla direzione sanitaria provinciale: «Ho scritto diverse volte e ho anche incontrato di persona alcuni responsabili dell’Ausl di Modena. Su cinque domande poste hanno risposto ad una sola, e per loro la storia è finita qui: siamo stanchi di questa omertà, si dovrebbero vergognare. Il modo di operare di questi medici ha accorciato la vita di mia madre».
Stradi conclude rivolgendo un appello a tutte le famiglie che hanno subìto episodi di negligenza professionale: «Chi ha avuto problemi simili, e so che ce sono, deve parlare».

Daniele Franda

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