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venerdì 5 marzo 2010
13:11 |
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Il progetto fa discutere: il 25 maggio l’ardua sentenza
Sono intervenuti numerosi, tra proprietari di immobili e commercianti, alla presentazione pubblica del bando di ristrutturazione dei portici.
Nonostante la pioggia battente, non hanno voluto perdere l’occasione di esprimere perplessità e richieste in merito a questa discussa questione.
Mercoledì sera, presso l’auditorium Loria, l’assessore con delega a Conservazione e Restauro dei beni artistici e storici, Carmelo D’Addese, e il dirigente del settore competente, l’architetto Giovanni Gnoli, hanno illustrato il primo stralcio del progetto triennale di incentivazione alla riqualificazione di tutti i portici della città: una vasta area, che si può riassumere numericamente in 6.500 mq per 1560 metri lineari.
Fin dalle prime battute la discussione ha preso una piega polemica sulle cifre in gioco, definite irrisorie da alcuni presenti: «Avevamo fatto la richiesta di stanziare un contributo più alto - ha spiegato Gnoli - ma, a causa della situazione contingente, è stato possibile avere a disposizione solo questi 114mila euro: 200mila sono in previsione per il 2011 e altrettanti per il 2012».
«Anni fa un bando simile non ebbe per niente successo» ha ammesso infine l’architetto comunale.
«Vi siete chiesti il perché?» è stata la risposta perentoria di un presente.
«Per fare questi lavori servono molti soldi, e il contributo del Comune (25 mila euro il tetto massimo per ciascuna domanda, ndr) non è affatto sufficiente, allora come oggi».
Le domande dei diretti interessati si sono man mano concentrate soprattutto su corso Fanti, la via in cui è più evidente la necessità di intervenire: «Qualche anno fa - ha incalzato il titolare della tabaccheria Manicardi - si era parlato di un progetto portato avanti dal Comune e diviso in millesimi tra i privati che poi avrebbero finanziato l’intervento: che fine ha fatto?».
«E’ un progetto parallelo che si può riprendere, è un discorso ancora aperto» ha risposto Gnoli.
Ma è evidente che chi deciderà di approfittare di questo contributo comunale non sarà poi più interessato al progetto: «E non avete calcolato il rischio di avere un portico che sembra Arlecchino?» ha fatto notare un esercente.
In effetti il rischio c’è ed è ammesso dall’amministrazione, visto che «non è scritto da nessuna parte che un portico deve essere tutto uguale».
Però, in occasione della riqualificazione del centro, l’arredo urbano è stato uniformato...
perché i portici no? La risposta è di ardua comprensione; fatto sta che l’intera operazione appare un rebus: se il Comune auspica un’adesione massiccia, è palese che i privati sperano nell’esatto contrario.
Meno domande, più soldi per gli impavidi che sposeranno la causa in nome di un senso civico che dev’essere molto spiccato.
L’assessore D’Addese è pronto a scommettere nella piena riuscita di questa operazione: il 25 maggio, all’indomani della data di scadenza per la presentazione delle domande, si tireranno le somme.
Daniele Franda
Lavori frammentati: i costi si impennano
Non è la prima volta che il Comune prova a spronare i cittadini del centro nell’oneroso compito di investire per la riqualificazione di un’area che è privata solo nelle carte.
Già anni fa, come già citato, un bando analogo non trovò risposta.
Un’altra puntata, circoscritta a Corso Fanti, ebbe luogo nel 2008, quando, in una riunione tra la precedente giunta e i privati, fu lo stesso architetto Gnoli a fornire una stima della cifra necessaria all’intervento di riammodernamento del portico: «Dissi che occorrevano circa 300 mila euro, se non di più.
Di questi, 80mila li avrebbe messi il Comune per opere di sua competenza».
Un progetto unitario, predisposto dai tecnici comunali, per una ristrutturazione globale e unica, finanziata dai privati: questi i patti.
Come d’altronde sta accadendo in diversi quartieri di Bologna, in cui l’amministrazione, dopo aver avuto l’avallo dei privati, ha incaricato una ditta specializzata di realizzare gli interventi, esonerandola dal pagamento del suolo pubblico.
La stessa ditta, in ragione della vastità dell’area di intervento, ha potuto fornire prezzi molto più favorevoli.
La frammentazione dei lavori, insomma, accrescerà i costi per i privati.
(da. fr.)
(fonte: Modena Qui)
Sono intervenuti numerosi, tra proprietari di immobili e commercianti, alla presentazione pubblica del bando di ristrutturazione dei portici.
Nonostante la pioggia battente, non hanno voluto perdere l’occasione di esprimere perplessità e richieste in merito a questa discussa questione.
Mercoledì sera, presso l’auditorium Loria, l’assessore con delega a Conservazione e Restauro dei beni artistici e storici, Carmelo D’Addese, e il dirigente del settore competente, l’architetto Giovanni Gnoli, hanno illustrato il primo stralcio del progetto triennale di incentivazione alla riqualificazione di tutti i portici della città: una vasta area, che si può riassumere numericamente in 6.500 mq per 1560 metri lineari.
Fin dalle prime battute la discussione ha preso una piega polemica sulle cifre in gioco, definite irrisorie da alcuni presenti: «Avevamo fatto la richiesta di stanziare un contributo più alto - ha spiegato Gnoli - ma, a causa della situazione contingente, è stato possibile avere a disposizione solo questi 114mila euro: 200mila sono in previsione per il 2011 e altrettanti per il 2012».
«Anni fa un bando simile non ebbe per niente successo» ha ammesso infine l’architetto comunale.
«Vi siete chiesti il perché?» è stata la risposta perentoria di un presente.
«Per fare questi lavori servono molti soldi, e il contributo del Comune (25 mila euro il tetto massimo per ciascuna domanda, ndr) non è affatto sufficiente, allora come oggi».
Le domande dei diretti interessati si sono man mano concentrate soprattutto su corso Fanti, la via in cui è più evidente la necessità di intervenire: «Qualche anno fa - ha incalzato il titolare della tabaccheria Manicardi - si era parlato di un progetto portato avanti dal Comune e diviso in millesimi tra i privati che poi avrebbero finanziato l’intervento: che fine ha fatto?».
«E’ un progetto parallelo che si può riprendere, è un discorso ancora aperto» ha risposto Gnoli.
Ma è evidente che chi deciderà di approfittare di questo contributo comunale non sarà poi più interessato al progetto: «E non avete calcolato il rischio di avere un portico che sembra Arlecchino?» ha fatto notare un esercente.
In effetti il rischio c’è ed è ammesso dall’amministrazione, visto che «non è scritto da nessuna parte che un portico deve essere tutto uguale».
Però, in occasione della riqualificazione del centro, l’arredo urbano è stato uniformato...
perché i portici no? La risposta è di ardua comprensione; fatto sta che l’intera operazione appare un rebus: se il Comune auspica un’adesione massiccia, è palese che i privati sperano nell’esatto contrario.
Meno domande, più soldi per gli impavidi che sposeranno la causa in nome di un senso civico che dev’essere molto spiccato.
L’assessore D’Addese è pronto a scommettere nella piena riuscita di questa operazione: il 25 maggio, all’indomani della data di scadenza per la presentazione delle domande, si tireranno le somme.
Daniele Franda
Lavori frammentati: i costi si impennano
Non è la prima volta che il Comune prova a spronare i cittadini del centro nell’oneroso compito di investire per la riqualificazione di un’area che è privata solo nelle carte.
Già anni fa, come già citato, un bando analogo non trovò risposta.
Un’altra puntata, circoscritta a Corso Fanti, ebbe luogo nel 2008, quando, in una riunione tra la precedente giunta e i privati, fu lo stesso architetto Gnoli a fornire una stima della cifra necessaria all’intervento di riammodernamento del portico: «Dissi che occorrevano circa 300 mila euro, se non di più.
Di questi, 80mila li avrebbe messi il Comune per opere di sua competenza».
Un progetto unitario, predisposto dai tecnici comunali, per una ristrutturazione globale e unica, finanziata dai privati: questi i patti.
Come d’altronde sta accadendo in diversi quartieri di Bologna, in cui l’amministrazione, dopo aver avuto l’avallo dei privati, ha incaricato una ditta specializzata di realizzare gli interventi, esonerandola dal pagamento del suolo pubblico.
La stessa ditta, in ragione della vastità dell’area di intervento, ha potuto fornire prezzi molto più favorevoli.
La frammentazione dei lavori, insomma, accrescerà i costi per i privati.
(da. fr.)
(fonte: Modena Qui)
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