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giovedì 11 marzo 2010
09:36 |
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Eppure il Comune cede gli spazi in cambio di manutenzione
Chissà quanti dejavu avranno avuto i carpigiani mentre, seduti di fronte alla televisione, assistevano ai servizi di Striscia la Notizia sulle pubblicità ‘fuorilegge’ nelle aiuole delle rotonde.
A Milano prima e a Sassari poi, gli inviati dell’irriverente notiziario di Canale5 constatavano la pericolosità dei cartelli posti all’interno delle intersezioni stradali di questo tipo.
Proprio in quelle immagini era facile riconoscere una forte analogia con le rotatorie che percorriamo tutti i giorni a Carpi per andare al lavoro o per gli spostamenti quotidiani.
Sono numerosi infatti anche nella città dei Pio i cartelloni pubblicitari nelle rotonde: due sulla tangenziale Bruno Losi, altrettante in via Cattani, una in via dell’Industria, e altre ancora.
Inutile spiegare quale valore aggiunto rappresenti per le varie aziende la pubblicità posta proprio in quell’area: il continuo flusso di persone che percorre la rotonda garantisce un altissimo tasso di visibilità, quindi un rendimento elevato.
Più interessante invece capire il motivo per cui quelle ‘sponsorizzazioni’ si trovano nell’aiuola della rotonda e non da un’altra parte. La risposta si trova già su alcuni degli stessi cartelli: le scritte poste sopra i loghi di Comune e azienda sponsorizzata, (ad esempio ‘Verde gestito grazie al contributo di...’), indicano un certo tipo di collaborazione tra l’ente pubblico e il soggetto privato.
In pratica le aziende prendono in carico la gestione del verde delle rotonde, e l’amministrazione, sollevata da questi costi, in cambio provvede all’installazione dei cartelloni pubblicitari.
Pratica che non farebbe una grinza, se non fosse che il codice della strada vieta qualsiasi forma di pubblicità che possa generare pericoli per l’automobilista. E’ l’articolo 23 a stabilirlo: «Lungo le strade o in vista di esse - si legge - è vietato collocare insegne, cartelli, manifesti, impianti di pubblicità o propaganda, segni orizzontali reclamistici, sorgenti luminose, visibili dai veicoli transitanti sulle strade, che per dimensioni, forma, colori, disegno e ubicazione possono ingenerare confusione con la segnaletica stradale, ovvero possono renderne difficile la comprensione o ridurne la visibilità o l’efficacia, ovvero arrecare disturbo visivo agli utenti della strada o distrarne l’attenzione con conseguente pericolo per la sicurezza della circolazione».
Ai microfoni di Striscia fu una fonte autorevole, il vice Questore aggiunto della Polizia Stradale Giandomenico Protospataro, a spiegare l’illegittimità di quei cartelli.
Con altrettanta autorevolezza, Fabio Galli, presidente del Codacons di Modena, sostiene questa tesi: «Il codice della strada è un insieme di leggi dello Stato, per cui non è possibile prevedere deroghe, nemmeno da parte degli enti locali».
Ma allora perché quei cartelloni sono lì? E non costituiscono un pericolo di distrazione per gli automobilisti? Galli su questo punto si chiede: «Cosa accadrebbe se, in caso di incidente, il cittadino chiamasse in causa anche l’amministrazione?».
Daniele Franda
(fonte: ModenaQui)
Chissà quanti dejavu avranno avuto i carpigiani mentre, seduti di fronte alla televisione, assistevano ai servizi di Striscia la Notizia sulle pubblicità ‘fuorilegge’ nelle aiuole delle rotonde.
A Milano prima e a Sassari poi, gli inviati dell’irriverente notiziario di Canale5 constatavano la pericolosità dei cartelli posti all’interno delle intersezioni stradali di questo tipo.
Proprio in quelle immagini era facile riconoscere una forte analogia con le rotatorie che percorriamo tutti i giorni a Carpi per andare al lavoro o per gli spostamenti quotidiani.
Sono numerosi infatti anche nella città dei Pio i cartelloni pubblicitari nelle rotonde: due sulla tangenziale Bruno Losi, altrettante in via Cattani, una in via dell’Industria, e altre ancora.
Inutile spiegare quale valore aggiunto rappresenti per le varie aziende la pubblicità posta proprio in quell’area: il continuo flusso di persone che percorre la rotonda garantisce un altissimo tasso di visibilità, quindi un rendimento elevato.
Più interessante invece capire il motivo per cui quelle ‘sponsorizzazioni’ si trovano nell’aiuola della rotonda e non da un’altra parte. La risposta si trova già su alcuni degli stessi cartelli: le scritte poste sopra i loghi di Comune e azienda sponsorizzata, (ad esempio ‘Verde gestito grazie al contributo di...’), indicano un certo tipo di collaborazione tra l’ente pubblico e il soggetto privato.
In pratica le aziende prendono in carico la gestione del verde delle rotonde, e l’amministrazione, sollevata da questi costi, in cambio provvede all’installazione dei cartelloni pubblicitari.
Pratica che non farebbe una grinza, se non fosse che il codice della strada vieta qualsiasi forma di pubblicità che possa generare pericoli per l’automobilista. E’ l’articolo 23 a stabilirlo: «Lungo le strade o in vista di esse - si legge - è vietato collocare insegne, cartelli, manifesti, impianti di pubblicità o propaganda, segni orizzontali reclamistici, sorgenti luminose, visibili dai veicoli transitanti sulle strade, che per dimensioni, forma, colori, disegno e ubicazione possono ingenerare confusione con la segnaletica stradale, ovvero possono renderne difficile la comprensione o ridurne la visibilità o l’efficacia, ovvero arrecare disturbo visivo agli utenti della strada o distrarne l’attenzione con conseguente pericolo per la sicurezza della circolazione».
Ai microfoni di Striscia fu una fonte autorevole, il vice Questore aggiunto della Polizia Stradale Giandomenico Protospataro, a spiegare l’illegittimità di quei cartelli.
Con altrettanta autorevolezza, Fabio Galli, presidente del Codacons di Modena, sostiene questa tesi: «Il codice della strada è un insieme di leggi dello Stato, per cui non è possibile prevedere deroghe, nemmeno da parte degli enti locali».
Ma allora perché quei cartelloni sono lì? E non costituiscono un pericolo di distrazione per gli automobilisti? Galli su questo punto si chiede: «Cosa accadrebbe se, in caso di incidente, il cittadino chiamasse in causa anche l’amministrazione?».
Daniele Franda
(fonte: ModenaQui)
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