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martedì 4 maggio 2010
Ricevo e pubblico:

COMUNICATO STAMPA

Il Partito della Rifondazione Comunista di Carpi chiama i lavoratori, gli
studenti e le forze politiche e sociali della sinistra a un'azione di
solidarietà verso la lotta dei lavoratori greci. L'iniziativa segue l'appello
lanciato dai parlamentari europei del GUE-NGL (Sinistra Europea).

Saranno centinaia le iniziative di solidarietà in tutta Europa e anche in
Italia: in Liguria a Genova e a Savona, poi a Bologna, Giulianova e altre città
(su http://twitter.com/cantpaywontpay) è possibile avere in tempo reale
aggiornamenti su tutte le manifestazioni europee).

Come Prc a Carpi nei prossimi giorni saremo in Piazza Martiri non solo per
esprimere la nostra solidarietà, ma anche per ricordare ai lavoratori
carpigiani che ciò che oggi tocca ai greci domani potrebbe toccare a noi, ed è
per questo che è necessaria la massima unità e servirebbe una mobilitazione
unitaria del sindacato europeo.

Per domani e dopodomani i sindacati greci hanno dichiarato un nuovo sciopero
generale per dire no alle misure volute da UE e FMI e promosse dal governo
'socialista' di Papandreu per far pagare la crisi del debito ai lavoratori
greci. La vergognosa campagna diffamatoria lanciata dalla borghesia e dai media
nei confronti di questi ultimi, dipinti come dei conservatori arroccati a
difesa dei propri privilegi, va contrastata. Allo stesso modo vanno respinti i
tentativi di mettere contro lavoratori tedeschi, francesi, italiani e
lavoratori greci soffiando sul fuoco del nazionalismo. Gli unici privilegiati
sono gli speculatori, che oggi acquistano denaro pagando l'1% di interesse e lo
investono in titoli del debito greco con un rendimento assicurato del 7%; sono
le agenzie di rating, soggetti privati che sono in grado di 'dare i voti' agli
Stati, pur avendo pesanti conflitti d'interesse; sono grandi gruppi finanziari
come Goldman Sachs, che si ergono a giudici dell'operato altrui quando sono
pesantemente implicati nei peggiori scandali.

Carpi, 04 maggio 2010

Partito della Rifondazione Comunista - Circolo Lenin - Carpi (Mo)

13 commenti:

Anonimo ha detto...

ottima iniziativa,sarebbe bello vedere anche qualche azione di solidarietà da parte di PRC anche verso i lavoratori cinesi o dell'est europa...anche anche loro ne hanno tanto bisogno...se ci fosse stata questa solidarietà molti nostri operai non sarebbero in cassaintegrazione...purtroppo caro Paluan la sinistra in Italia è scomparsa anche per questo..

un vecchio militante

Anonimo ha detto...

Io sono perfettamente d'accordo con voi per quello che riguarda la pochezza - per non dire di più - delle agenzie di rating e dei grandi gruppi finanziari, peraltro perseguiti in america per truffe connesse a speculazioni al ribasso

E' anche vero che ci sono stati che hanno cicaleggiato, e che per questo qualcuno deve pagare

Così come è vero che quelli che hanno investito al 7% sui bond greci avrebbero fatto la fine di quelli che lo fecero sull'Argentina, se il presidente socialista avesse dichiarato fallimento invece di accettare il prestito

Roberto Benatti

Lorenzo Paluan ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Lorenzo Paluan ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Lorenzo Paluan ha detto...

Per il vecchio militante, giusto una precisazione: l'estensore del comunicato (che condivido) non sono io ma il circolo carpigiano di Rifondazione (a Cesare, quel che è di Cesare).
Per quanto riguarda lo specifico delle storture della globalizzaione dei mercati, dove capitali e merci circolano liberamente e l'unica cosa a non circolare sono i diritti di chi lavora e la loro possibilità di partecipare alla ricchezza che producono, non credo sia Rifondazione a portarne la responsabilità maggiore e non credo che non abbiano mai provato a sollevare la questione.
Ci troviamo di fronte ad un'opinione pubblica che per trent'anni si è sentita dire "lasciamo fare al mercato" ed ha votato "globalmente" per quelli che gli raccontavano 'sta favola: le più feroci destre liberiste (leghisti "protezionisti" compresi, nei fatti), i vari "new labour", SPD alla Schroeder e PD alla Ichino/Calearo, e i risultati si vedono, a mio giudizio.

Andrea Losi ha detto...

Non soffiare sul fuoco del nazionalismo, e su nessun altro fuoco, perchè degenerare come è successo in Grecia è un attimo.

Lorenzo Paluan ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Lorenzo Paluan ha detto...

il punto è proprio questo: la crisi è globale ed è il risultato di una deregulation globale e di una mancanza di diritti globale. Nessuno soffia su niente e la violenza degli imbecilli e degli infiltrati da sempre è stata funzionale per ammazzare i giusti movimenti di protesta sul nascere.
La Grecia ha un sistema di corruttele e di privilegi per le rendite peggiore dell'Italia (sembra difficile ma è così), però guarda caso, se c'è da risolvere la crisi finanziaria creata da questo meccanismo, si comincia con l'azzoppare il reddito dei salariati. Si può restare inerti di fronte ad un ingiustizia di questo tipo?

Andrea Losi ha detto...

Qui non ci sono movimenti di protesta organizzati, questa è una rivolta popolare non coordinata, spontanea e se degenera può succedere di tutto. Può finire come in Albania anni fa. Sono tutti incazzati perchè sono stati presi in giro(chi non lo è?), e perchè mettono mano nel loro portafogli. Non si può restare inerti, ma temo si farà molta fatica a restare pacifici, men che meno ordinati.

Anonimo ha detto...

Sulla Grecia sento la mancanza dei commenti di quel Leo che scriveva post tempo fa su Carpizeronove utilizzando una straordinaria prosa da Terza Internazionale. Mi commuoveva molto (sono keynesiana, ma un po’ nostalgica). Non ricordo il suo cognome, ma mi era sembrato da subito più uno pseudonimo da rivoluzionario d'altri tempi. Leo (qualsiasi sia il tuo nome anagrafico) fatti vivo e raccontaci un po’. Mica ci possiamo limitare alla critica alle politiche neoliberiste (pur legittima) del consigliere Paluan (che ci ha detto dove ci ha portato il totem del mercato, ma si è dimenticato di dirci dove ci portò l’assenza di mercato e il totem dello Stato).
Anna Sovi Giurati

Lorenzo Paluan ha detto...

Non essendo io un propugnatore dello "stato senza mercato" (nè del capitalismo di stato di marca cinese, che però piace tanto ai nostri grandi industriali e speculatori che ci vanno a nozze) non credo di essere tenuto a ripetere costantemente la litania delle colpe dei regimi dell'est.
Credo che siano in molti ad avere avanzato proposte interessanti e alternative a questo sistema produttivo così come al delirio statalista dell'URSS, in ambito sociale, politico ed economico (ognuno ha il suo pantheon e nel mio Keynes non manca).
Credo che comunque, alla fine, non ci sia un unico "modello" da proporre, per tutte le ere e per tutte le latitudini.
Ma questo non è certo un impedimento per denunciare storture e ingiustizie che già con gli strumenti di una decente democrazia potrebbero essere risolte, se le nostre non fossero così asservite agli interessi della peggiore finanza e della peggiore "imprenditoria" che questa finanza ha voluto e creato.

Anonimo ha detto...

Anna Sovi Giurati se mi si accusa di avere prosa terzinternazionalista mi fa solo un torto per non dire offesa in quanto mi reputo invece seguace di quella schiera di marxisti eretici della Quarta Internazionale (legga magari il libro di Daniel Bensaid "Chi sono questi trotskisti" quelli che venivano assassinati dagli stalinisti anche a migliaia di km di distanza, questo per dirle che sicuramente non sono un sostenitore di quello che esisteva nell'ex URSS ossia lo stalinismo, una degenerazione burocratica del marxismo, ma credo invece che le potenzialità dell'economia pianificata democraticamente e sotto il controllo dei lavoratori, non introiettata come è avvenuto dalla pianificazione stalinista dall'alto, sia un avanzamento verso un livello superiore di società e ne sono persuaso guardando sempre più cosa avviene nel sistema che oggi viviamo. Il mercato capitalista è marcio cari signori.
Dire che non esisteva mercato in URSS ecc è peccare di ingenuità ma sopratutto sottintende una non esauriente compresione e conoscenza di ciò che esisteva in quel monolite. Si è vero che le industrie erano statalizzate ecc ma mancava una cosa fondamentale in quegli Stati operai degenerati, mancava appunto la democrazia operaia il controllo reale da parte dei lavoratori delle industrie e dei servizi. Questo è un passo importante in un paese che dice di essere socialista. Purtroppo quei paesi avevano le potenzialità per diventare paesi socialisti ma non lo divennero mai. Rimasero in una via di mezzo. Nè socialismo, nè comunismo. Il discorso sarebbe molto più lungo e meno semplicistico ma no ho molto spazio qui.

Non parlerei cmq di capitalismo di stato in quanto, non considero i vecchi paesi cosidetti "comunisti" a capitalismo di stato. Questa teoria è confutata e confutabile uno dei caratteri fondamentali dello Stato operaio agli albori è legato al fatto che molti elementi di capitalismo continuano a sussistere in tutta una prima fase post-rivoluzionaria: le classi, la produzione di merci, il danaro, la produzione di valore e plusvalore. Infatti cara anna si spieghi come mai se non c'era mercato in Urss come afferma lei, che bisogno c'era della moneta? Del Rublo? La differenza è di carattere sociale: del plus-valore se ne dovrebbe appropriare lo Stato "operaio" sano e non più il capitalista individuale o la classe capitalista nel suo complesso. Dunque l'idea di chi stostiene e sosteneva l'idea capitalismo di stato (anche tra cosidetti comunisti) che non fu prodotto plus-valore nella prima fase della rivoluzione russa è semplicemente errata. L'appropiazione del plusvalore da parte dello stato altera la situazione. Ci si trova cmq in uno Stato qualitativamente (si badi bene) diverso. Purtroppo in Urss e negli stati costruiti a sua immagine non c'era una sana democrazia operaia [il dominio della maggioranza (la popolazione) sulla minoranza (i burocrati)] la rivoluzione dall'alto stalinista a partire dal 1929 e forse qualche anno prima dal 1924,secondo me ha tarpato le ali alla più grande sperimentazione di una nuova società. Che non è detto possa prima o poi costruirsi conoscendo gli errori del passato.

Leo Bronstini

Anonimo ha detto...

Caro Leo Bronstini, la ringrazio per la sua replica di stampo (mi correggo, ma me l’aspettavo) quartinternazionalista. Del resto la mia indicazione sulla prosa dei suoi commenti era relativa allo stile e non ai contenuti. E infatti la formazione della classe dirigente staliniana era analoga a quella dei dirigenti della Quarta internazionale, al di là dei giudizi diversi sul modello economico, ma soprattutto politico, da realizzare. Il suo commento mi conferma quanto già evidente agli osservatori più attenti e a qualche appassionato di storia del comunismo (allora ce ne sono ancora in giro!?). Leo Bronstini è lo pseudonimo di Lev Bronštejn detto Trockij.
Omen nomen
Intrigante…
Anna S. G.

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