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giovedì 27 maggio 2010
Vittima un 88enne ricoverato per un intervento alla milza

Un’altra vittima della legionella torna a scuotere il Ramazzini.
Il nuovo caso di infezione polmonare causata dal batterio aerobio è costato la vita ad un anziano di 88 anni, deceduto due giorni fa nel reparto dell’ospedale cittadino.
L’uomo, già affetto da diverse patologie internistiche di particolare gravità, era stato recentemente sottoposto ad un intervento di asportazione della milza: durante il decorso postoperatorio, ha contratto la legionellosi che, data l’alta mortalità del batterio tra gli anziani e le complicazioni dovute alla degenza, non ha lasciato scampo all’ottantottenne.
L’azienda sanitaria provinciale ha emesso un comunicato nella serata di ieri nel quale esprime il cordoglio alla famiglia dell’anziano.
Dopo il decesso, il corpo è stato sottoposto ad «uno specifico accertamento di laboratorio - si legge nella nota dell’Ausl - che ha permesso di diagnosticare una infezione da legionella, segnalata come nosocomiale.
Preme sottolineare che i casi di infezione ospedaliera da legionella sono un fenomeno presente in tutto il mondo».
Quello di martedì, che segue di due mesi quello di Baggiovara, è però solo l’ultimo di una preoccupante serie di casi registrati negli ultimi anni in provincia, con Carpi a detenere il triste primato: due nel 2007, altri nel 2008 e nel 2009, rendono doveroso l’innalzamento del livello di guardia nei confronti di questa patologia grave.
L’Ausl intanto continua a rassicurare il territorio: «Con riferimento specifico all’impianto idrico del Ramazzini, che è stato di recente ristrutturato in modo significativo, va aggiunto che allo scopo di impedire la proliferazione microbica è stato installato da tempo un sistema di trattamento specifico dell’acqua, che prevede il trattamento continuativo con ioni di argento.
L’impianto idrico sanitario è sottoposto periodicamente a controlli e campionamenti microbiologici con trattamenti di bonifica supplementari quando necessari.
Da alcuni giorni sono inoltre in corso specifici trattamenti di shock termico oltre a verifiche mirate».
Ma queste misure, ribadite anche in occasione degli altri casi, non sono servite a debellare il batterio, presente tanto negli ambienti acquatici naturali quanto in quelli artificiali, quali le condotte cittadine, gli impianti idrici degli edifici, serbatoi, tubature, fontane e piscine.
Ma siti favorevoli per l’annidamento sono anche gli impianti di climatizzazione: è possibile che con i primi caldi estivi il condizionamento dell’ambiente abbia liberato nell’aria il batterio, facilitandone di conseguenza la pericolosa inalazione da parte dei pazienti.

Daniele Franda

(fonte: ModenaQui)

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