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domenica 27 febbraio 2011
Oggi su CarpiTransizione ho pubblicato (non è un segreto che sono un po' come Arlecchino) un post che parte dalla Conferenza sull'Alimentazione sostenibile che abbiamo fatto giovedì sera alla Casa del Volontariato e arriva dritto dritto alla necessità di non consumare più territorio.
Lo riporto anche qui per i più pigri e perchè: "Si, secondo me, c'entra!"

Quanta terra abbiamo a Carpi per mangiare?


Uno dei momenti che più mi hanno colpito della conferenza di giovedì con Davide Bochicchio sull'Alimentazione sostenibile è stato quello in cui si rapportavano alla disponibilità del territorio carpigiano le esigenze pro-capite di suolo agricolo richieste dai diversi tipi di dieta.

Calcolando che il comune di Carpi si estende su 13.114 ettari, che ovviamente non possono essere tutti destinati e/o destinabili all'agricoltura, considerando una popolazione di 68.831 abitanti (che l'amministrazione dichiara con orgoglio in costante crescita) si possono trarre alcune conclusioni:
  • La dieta basata sull'agricoltura e l'allevamento industriale richiedono circa 3.500 mq di suolo agricolo a testa, quindi a Carpi ne servirebbero 24.091 ettari; ne mancano già 10.977
  • Se tutti i carpigiani seguissero una dieta ovo-latto-vegetariana, che richiede 1.400 mq di suolo a testa, basterebbero 9.636 ettari; ne avremmo 3.478 in più
  • Se poi tutti i carpigiani seguissero una dieta vegana, che consuma solo 700 mq di suolo a testa, basterebbero 4.818 ettari e ne avanzerebbero 8.296
Le considerazioni che mi suscitano questi dati sono due:
  1. La prima, quella che era in discussione l'altra sera, riguarda la sostenibilità del nostro modello alimentare: è ovvio che così come siamo abituati a mangiare abbiamo bisogno di consumare la terra di qualcun altro e di far arrivare qui il cibo.
  2. La seconda riguarda la sostenibilità del nostro modello di consumo del territorio: se finisse l'era del petrolio a basso prezzo, l'era dei trasporti a basso prezzo, se i popoli a cui abbiamo "preso in prestito" la terra decidessero di riprendersela... quanta terra coltivabile rimarrebbe a Carpi per continuare a mangiare?

4 commenti:

Davide Boldrin ha detto...

Comunque, questa è una cosa che riporterò a breve anche sul mio blog. Ci aggiungerò qualcosa in merito al SECCHIA, agli ZUCCHERIFICI, e a tutto quel patrimonio agricolo, che non abbiamo più. Mai in vita mia avrei pensato che mi sarei occupato di cose del genere, invece frequentando l'ambiente agricolo, per lavoro, scopro pian piano che ci stiamo suicidando, da quel punto di vista.

Davide Boldrin

Anonimo ha detto...

Si trova sul tema in questione un interessantissimo articolo di Romano Prodi sul penultimo numero di Limes (o è il terzultimo? Non ricordo, comunque è un numero dedicato all'India). Il messaggio che si legge è molto chiaro: non ci sono ettari disponibili per coltivare cose diverse dal cibo (coltivazioni e pascoli). Ergo niente menate su colza, biomasse e campi sterminati di pannelli solari. Ovviamente, va posto un freno anche all'edilizia inutile (se non Paluan si incazza).

Anonimo ha detto...

Io sapevo che l'impronta alimentare in italia è è di 2423 m2...
http://www.youtube.com/watch?v=z0dFnnVOpZs&feature=player_embedded (si vede nella tabella che appare all'inizio del video)
Da dove arriva questo dato di 3500 m2?

Lorenzo Paluan ha detto...

Sui campi sterminati di pannelli solari, un freno a Carpi siamo riusciti a mettercelo, con un emendamento presentato da noi e adottato dalla maggioranza sul Regolamento Edilizio, per gli impianti superiori ai 20kw. Chi li vorrà fare su terreni agricoli sarà obbligato a farli su supporti alti almeno 5 metri, garantendo l'utilizzo del suolo sottostante (un esempio è quello dell'impianto realizzato da AIMAG nella bassa).
E' uno dei (pochi) risultati concreti che siamo riusciti a portare a casa, lavorando dall'opposizione.

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