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martedì 5 maggio 2009
Da un commento inserito al post "Welfare" traiamo qualche spunto per inaugurare un tema specifico.

1. Le sezioni di lattanti sono state abolite, quindi si sono trovati nella stessa sezione bimbi di età molto diverse (tra un bambino di 4 mesi e uno di 11 c'è quasi un abisso). Credo che questo sia stato un passo indietro.

2. Le scuole carpigiane (intendo proprio gli edifici) non sono tutte uguali. Però il numero di bambini per sezione è sempre lo stesso, anche se gli spazi sono molto diversi, e la rata pure è sempre la stessa. Penso che lavorare per la qualità sia anche tenere conto di queste differenze (non tanto nella rata quanto nel numero dei bambini e negli interventi migliorativi possibili, situazione per situazione - nella mia scuola lavorare a piccolo gruppo è praticamente impossibile visti gli spazi ridotti a disposizione).

3. Ho molto apprezzato la scelta dell'abolizione dell'acqua in bottiglia a favore dell'acqua di rubinetto: è un atto educativo verso i bambini e le famiglie. Ai quali vanno date però tutte le informazioni, comprese quello sullo stato delle tubature nelle diverse zone di Carpi (ho sentito parlare di eternit nei tubi del quartiere dove insegno).

4. La butto lì... sovvenzioni per l'acquisto di pannolini lavabili? E' pensabile?

Roberto Andreoli
Asilo nido per tutti: più posti grazie a convenzioni, nidi aziendali e tagesmutter (assistenti domiciliari dell’infanzia).

Convenzioni con privati per posti di nido, materne, case protette (la convenzione costa meno dell’azione diretta).

6 commenti:

Giliola Pivetti ha detto...

Credo che Annalisa sia una persona attentissima e preziosa in una comunità. Mi ha fatto subito scattare le antenne il discorso sui pannolini lavabili di cui avevo letto qualche mese fa riservandomi poi di approfondirlo nella mia qualità di Presidente della Fondazione Paltrinieri che aprirà un nido Primavera a Settembre.A maggior ragione mi interessa in veste di candidata Sindaco. Quello che verrebbe certamente facilitato è il problema dello smaltimento:un pannolino impiega un'eternità a degradarsi!
I costi potrebbero ridursi,ma non di molto perchè il tutto è ancora poco diffuso, comunque farei sicuramente questa sperimentazione e, visti i vantaggi, vedo bene un contributo alle famiglie che produrrebbe un risparmio ecologico e nei costi del porta a porta.Mi risulta esista una piccola azienda nel bolognese che fa questo servizio e spero che prenda piede e si diffonda questa idea. Grazie signora Annalisa.
Giliola Pivetti

Locco ha detto...

...scattare le antenne il discorso sui pannolini lavabili di cui avevo letto QUALCHE MESE FA ""???"" riservandomi poi di approfondirlo...

Questa è tecnologia di inizio secolo, ma cosa dico... dalla nascita del primo bambino con un genitore che voleva evitare di pulire la caverna dai santi regali del figlio... cosa c'è da approfondire? i pannolini li compri e li lavi. punto.

Anna ha detto...

per Locco:
il discorso pannolini va proprio approfondito, invece, perché ne esistono di molte tipologie, materiali, prezzi. Stanno diventando "di moda", e quindi nei negozi di articoli per l'infanzia si trovano prezzi allucinanti, mentre in alcuni circuiti più di nicchia per mamme ecologiste trovi molta più scelta e prezzi ragionevoli (che consentono, cioè, anche un rientro economico oltre che la soddisfazione di non inquinare). I vecchi pannolini della nonna, o quelli dell'uomo preistorico (che, probabilmente, non li usava: i bambini comunicano quando devono fare cacca e pipì e anche oggi, e anche a Carpi, ci sono mamme che applicano la "evacuation communication" e non usano pannolini) non sono il massimo in quanto a funzionalità, e alle mamme che sono già così sole a dover gestire la famiglia non si può offrire un'alternativa ecologica ma totalmente disfunzionale. Questo è quello che penso, per quello che ne so da mamma che parla con altre mamme...
Annalisa

Locco ha detto...

Concordo con l'analisi, però credo che partiamo da due punti di vista differenti.

il comune non credo che abbia il compito di fare da vetrinetta comparativa per i beni commerciali. Si proponeva un finanziamento per comprare pannolini lavabili. non ci vedo un grande approfondimento dietro, al più quello dei costi benefici per la gestione comunale. Al più dovrebbe lanciare un appalto per l'acquisto di pannolini, ma lì le aziende si propongono.
Inoltre non vedo perchè si debba finanziare una cosa che si paga da sola... ma questo è un'altro discorso...

Poi se un associazione si pone come obbiettivo di fare una ricerca commerciale per aiutare alla scelta del prodotto migliore, ci mancherebbe altro...

Certo, è una scelta disfunzionale.Tutte le scelte ecologiche sono disfunzionali. allungano i tempi di gestione umana e questo è disfunzionale. Però c'è da uscire dal paraocchi impostoci negli anni ottanta: non tutto quello che richiede più tempo di gestione ti fa godere meno la vita. è necessario uscire dal clichè che la vita non è lavare i pannolini, ma è andare fuori a cena o in discoteca tutti i sabati sera a 40 anni...(per esempio, ma potremmo allargarlo a tutti i campi).

Altrimenti potranno fare tutti gli "approfondimenti" del mondo, ma nessuno li utilizzerà in quanto toglieranno tempo a quella che oggi si crede Vita.

Lorenzo Paluan ha detto...

Sui pannolini lavabili: che il comune si faccia distributore di pannolini lavabili (stiamo parlando dinuovi prodotti, con un sottile film biodegradabile che può essere "smaltito" nel water e la "base" che viene riutilizzata più e più volte, non del vecchio ciripà) non è un'ingerenza sulle politiche commerciali dei venditori di pannolini, ma un'iniziativa che diversi comuni hanno preso per ridurre le quantità di rifiuti.
I comuni che hanno adottato la politica "Rifiuti Zero" quindi, li promuovono perchè gli consente un risparmio diretto sulla gestione del rifiuto (circa 1000kg di rifiuto indifferenziato all'anno per neonato, applicando stime prudenti).
Il costo della distribuzione dei kit a prezzo ridotto si compensa in parte con il risparmio dello smaltimento e si liberano le famiglie di una discreta spesa annua per la prima infanzia del pupo.
Se ne volete sapere di più date un'occhiata al sito del comune di Tezze sul Brenta che questa inziativa l'ha già avviata da tempo:
http://www.comune.tezze.vi.it/home/Uffici/Ecologia/Pannolini-riciclabili.html

Lorenzo Paluan ha detto...

Sul costo e sulla "rigidità" del servizio comunale:
Su questo punto specifico si apre la differenza maggiore fra il programma della Pivetti e il nostro.
L'assistenza all'infanzia comunale è un punto di eccellenza per questi territori, che sta subendo colpo su colpo l'attacco dovuto all'atmosfera generale che si è creata nei confronti dei servizi pubblici da un lato, e la minaccia di una riduzione dei finanziamenti, che non risponde a nessuna logica di qualità ed efficienza del servizio ma solo al risparmio di gestione.
La sua esternalizzazione per noi è una decisione doppiamente dannosa.
Nel tempo si rischia di mortificare e annullare le otime esperienze e professionalità che ci sono all'interno dei nostri asili nidi e scuole materne, negandogli la possibilità di lavorare in modo decente, dall'altro si creano strutture in cui l'unica logica è quella del risparmio sul costo, in primis sul costo del lavoro.
O abbiamo il coraggio di dire che le nostre "tate" sono pagate troppo, oppure abbiamo il coraggio di dire che vogliamo creare un sistema educativo affidato a personale precario e sottopagato (perchè altrimenti il risparmio non c'è).
Sulla "rigidità" dei servizi, qualunque cosa questo voglia dire (è lo stesso argomento che usa Campedelli per dire che l'ospedale non funziona più, tanto per fare un esempio), se si tratta di questioni organizzative, ritengo che se ci siano problemi si possano affrontare pubblicamente fra amministrazione, operatori e genitori e trovere insieme soluzioni.
E' un po' più complicato che esternalizzare e precarizzare il servizio, ma mi pare più responsabiule.
Personalmente, per mio figlio, preferisco il servizio pubblico di qualità e credo che il costo per tale sistema si giustifichi ampiamente. Risparmi li possiamo fare in molti altri settori, come sia io che la Pivetti sosteniamo.
Al solito è una questione di priorità

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