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sabato 2 maggio 2009
Lorenzo Paluan
Non ci sono alternative alle politiche di integrazione delle cittadine e cittadini immigrati nel tessuto sociale carpigiano.
Proprio per questo il servizio di mediazione culturale non può restare affidato a personale precario e part time: il loro lavoro con i bambini stranieri di recente immigrazione nella scuola e presso le loro famiglie è fondamentale per ridurre gli ostacoli all’integrazione e alla reciproca comprensione. I mediatori culturali devono essere almeno raddoppiati nel numero e il loro ruolo va sostenuto anche con contratti a tempo indeterminato.

4 commenti:

Giovanni Taurasi ha detto...

L’identità personale di ciascuno di noi è diversa da quella che possedevamo in altre età della nostra esistenza. Così è anche per le comunità. L’identità della Carpi di oggi, nel senso del complesso di elementi o di dati che consentono di individuare la città nella sua entità fisica, culturale, religiosa, sociale ed economica, è diversa da quella di pochi anni fa. Si può provare nostalgia o smarrimento rispetto ai cambiamenti in corso, ma essi sono un dato di fatto con cui ci dobbiamo misurare.
Anche in passato i nostri territori hanno attraversato grandi cambiamenti e hanno affrontato nuove sfide. Non è la prima volta. Ci pare una trasformazione epocale solo perché la stiamo vivendo sulla nostra pelle e ne siamo pienamente coinvolti, ma da questo punto di vista tutte le trasformazioni sono percepite come epocali dai coevi e generano analoghe inquietudini. Un bracciante di Fossoli dell’ottocento, quando ha visto comparire la prima trebbiatrice nell’aia, ha provato un sentimento di smarrimento e paura perché vedeva il proprio lavoro minacciato, analogamente a ciò che accade ai lavoratori di oggi davanti agli effetti della globalizzazione e della crisi. La diffidenza reciproca tra i due operai che lavoravano a fianco nella stessa azienda tessile quarant’anni fa, ma che parlavano con due dialetti differenti perché uno aveva natali carpigiani e l’altro campani, non è diversa dalla diffidenza che esiste oggi tra carpigiani e stranieri.
Dobbiamo fare attenzione, perché un’identità indebolita, davanti alla crisi, può reagire nei modi più sorprendenti e imprevedibili perché viene guidata più dalla paura che dall’intelligenza. Ecco perché si pone ancora di più la necessità di dare nuova identità alla nostra comunità. In questo senso la cultura consente di comprendere e governare verso una direzione più positiva le trasformazioni sociali e demografiche, in modo da ridurne al minimo l’impatto sociale. Solo un approccio culturale alla trasformazione ci consente di comprenderla, accentuarne gli aspetti positivi e contrastarne quelli negativi. La cultura, o meglio, le culture aiutano a sviluppare il grado di coesione sociale. Le politiche di mediazione culturale e integrazione devono perciò essere sostenute.

Anonimo ha detto...

Caro Giovanni, non ho capito il tuo commento. Cioè ho capito che sei a favore delle politiche di mediazione culturale, ma il post parlava della questione del raddopppiare il numero di mediatori culturali e del fatto di non lasciarlo fare a precari. Magari mi è sfuggito qualcosa ..

Giovanni Taurasi ha detto...

Io ho inteso che fosse una discussione più di carattere generale sui temi inerenti l'integrazione (in base a ciò che scrive Lorenzo all'inizio del suo post) e sono intervenuto su questo. Non conosco esattamente la situazione interna al servizio che si occupa della mediazione culturale. "Anonimo", se lo conosce, forse mi può aiutare meglio a capire (comunque raccolgo la sollecitazione e mi informerò anche direttamente). Tuttavia è evidente che se, e su questo non mi pare ci siano differenze politiche tra ciò che sostiene Lorenzo e ciò che penso io, riteniamo l'integrazione un obiettivo strategico per le politiche comunali, allora è necessario implementare e rafforzare i servizi che se ne occupano. In generale poi, come ho riferito in altre occasioni, io credo che si debba lavorare per un comune che valorizzi le sue eccellenze, premi il merito dei suoi dipendenti e dia finalmente certezze e diritti a chi da anni presta il suo servizio con impegno e magari in forma precaria (rinvio su questo al mio 'manifesto politico' in
http://www.giovannitaurasi.ilcannocchiale.it )

Lorenzo Paluan ha detto...

Vero, con Giovanni su questo punto siamo perfettamente d'accordo, e una volta tanto mi fa piacere sottolinearlo.

Dopodichè la realtà dei servizi di mediazione è quella che è.
Vorrà dire che quando porteremo l'argomento in consiglio comunale, potremo sperare anche sul suo appoggio

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