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martedì 30 marzo 2010
17:37 |
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Alboresi trionfa anche senza andare in Regione
Carpi si riconferma roccaforte del Pd e contribuisce in modo sostanziale alla rielezione di Vasco Errani alla presidenza della regione Emilia Romagna.
Ma sono anche altri i temi interessanti - rispetto alle ultime elezioni - restituiti da questa tornata di fine marzo, come il boom della Lega, la crescita di Italia dei Valori e del Movimento di Grillo, il calo del Pdl, l’incognita Udc.
La città dei Pio nel complesso si è espressa in una direzione ben precisa: i tempi degli outsider sono finiti anche qui.
Iniziamo però subito con il capitolo astensionismo: nelle due giornate elettorali di domenica e lunedì a Carpi ha votato il 72,57% degli aventi diritto.
È vero, un - 6% rispetto alle amministrative 2009 e - 9% in confronto alle regionali di cinque anni fa, ma pur sempre un dato accettabile, se raffrontato con quello nazionale, provinciale e regionale.
Il ‘Centro Sinistra per l’Emilia Romagna’, il cui candidato era per l’appunto l’uscente Errani, ha totalizzato il 60,24% (22217 voti), mentre la coalizione di centro-destra ‘Per l’Emilia Romagna’, che presentava Anna Maria Bernini, si è attestata al 29,94% (11041 voti).
Il 6,12% è andato al Movimento di Beppe Grillo, rappresentato da Giovanni Favia, e il restante 3,70 all’Udc con Gian Luca Galletti.
Analizzando i singoli partiti si può notare che il Pd ha ricevuto il 49,92%, il Pdl il 17,49%, l’Italia dei Valori il 6,19%, 3,18% all’Udc e un clamoroso 13,39% alla Lega Nord.
Cosa ci dicono questi numeri rispetto alle precedenti elezioni? Che nel confronto 2005-2010 Errani a Carpi perde 9 punti percentuali, certo, anche se sarebbe anacronistico basare la valutazione su un dato di cinque anni fa,con tutto un altro contesto socio-politico.
Concentrandosi sulle ultime amministrative (le provinciali e comunali del 2009) il sindaco Campedelli esprime soddisfazione: «Il Pd ha tenuto - ha dichiarato - un elettore su due a Carpi sceglie il nostro partito».
Visione differente per il consigliere del Pdl Roberto Benatti: «Se guardiamo i voti effettivi il Pd ne ha persi» (circa 700 rispetto alle provinciali, ndr), mentre, secondo il collega Cristian Rostovi, «la Lega ha fatto sua una parte del nostro elettorato».
Come dire, se rimangono in casa può anche andare.
E allora tanto di cappello alla Lega, che ha fatto segnare un incremento di quasi due punti rispetto alle provinciali e di addirittura quattro sulle comunali).
Argio Alboresi, leader cittadino del partito di Bossi, ha commentato così l’ottimo risultato dei suoi: «C’è grande soddisfazione, credo che la politica buonista del partito democratico abbia spostato i voti di parecchi suoi elettori verso la Lega.
A San Marino siamo stati il secondo partito».
Alboresi, che era candidato nel suo partito alle regionali, ha goduto di una doppia soddisfazione: sono state 379 le preferenze carpigiane per lui.
Un numero notevole, anche se difficilmente gli permetterà di sedere in Regione.
Peggio è andata all’altro candidato carpigiano, e cioè la figlia del vicesindaco, Serena Artioli (Idv): per lei sono state espresse 211 preferenze.
In ogni caso, centro-destra e centro-sinistra incassano un calo di circa 2 punti, mentre l’Udc di Casini aggiunge pochi punti decimali.
Quest’ultimo dato fornisce lo spunto per un’altra considerazione sfiziosa: che fine ha fatto quell’8,13% andato alla Lista Civica Alleanza per Carpi, guidata alle ultime comunali da Giliola Pivetti e che raccoglie al suo interno la componente dell’Unione di Centro? L’elettorato, compatto di fronte ad una candidatura forte come poteva essere quella della presidente della Fondazione Paltrinieri, non ha retto e si è sfaldato andando ad ingrossare le fila di Pd e Idv.
Non è detto che nell’incremento dei ‘grillini’ non possa aver giocato anche questo fattore.
Daniele Franda
(fonte: ModenaQui)
Carpi si riconferma roccaforte del Pd e contribuisce in modo sostanziale alla rielezione di Vasco Errani alla presidenza della regione Emilia Romagna.
Ma sono anche altri i temi interessanti - rispetto alle ultime elezioni - restituiti da questa tornata di fine marzo, come il boom della Lega, la crescita di Italia dei Valori e del Movimento di Grillo, il calo del Pdl, l’incognita Udc.
La città dei Pio nel complesso si è espressa in una direzione ben precisa: i tempi degli outsider sono finiti anche qui.
Iniziamo però subito con il capitolo astensionismo: nelle due giornate elettorali di domenica e lunedì a Carpi ha votato il 72,57% degli aventi diritto.
È vero, un - 6% rispetto alle amministrative 2009 e - 9% in confronto alle regionali di cinque anni fa, ma pur sempre un dato accettabile, se raffrontato con quello nazionale, provinciale e regionale.
Il ‘Centro Sinistra per l’Emilia Romagna’, il cui candidato era per l’appunto l’uscente Errani, ha totalizzato il 60,24% (22217 voti), mentre la coalizione di centro-destra ‘Per l’Emilia Romagna’, che presentava Anna Maria Bernini, si è attestata al 29,94% (11041 voti).
Il 6,12% è andato al Movimento di Beppe Grillo, rappresentato da Giovanni Favia, e il restante 3,70 all’Udc con Gian Luca Galletti.
Analizzando i singoli partiti si può notare che il Pd ha ricevuto il 49,92%, il Pdl il 17,49%, l’Italia dei Valori il 6,19%, 3,18% all’Udc e un clamoroso 13,39% alla Lega Nord.
Cosa ci dicono questi numeri rispetto alle precedenti elezioni? Che nel confronto 2005-2010 Errani a Carpi perde 9 punti percentuali, certo, anche se sarebbe anacronistico basare la valutazione su un dato di cinque anni fa,con tutto un altro contesto socio-politico.
Concentrandosi sulle ultime amministrative (le provinciali e comunali del 2009) il sindaco Campedelli esprime soddisfazione: «Il Pd ha tenuto - ha dichiarato - un elettore su due a Carpi sceglie il nostro partito».
Visione differente per il consigliere del Pdl Roberto Benatti: «Se guardiamo i voti effettivi il Pd ne ha persi» (circa 700 rispetto alle provinciali, ndr), mentre, secondo il collega Cristian Rostovi, «la Lega ha fatto sua una parte del nostro elettorato».
Come dire, se rimangono in casa può anche andare.
E allora tanto di cappello alla Lega, che ha fatto segnare un incremento di quasi due punti rispetto alle provinciali e di addirittura quattro sulle comunali).
Argio Alboresi, leader cittadino del partito di Bossi, ha commentato così l’ottimo risultato dei suoi: «C’è grande soddisfazione, credo che la politica buonista del partito democratico abbia spostato i voti di parecchi suoi elettori verso la Lega.
A San Marino siamo stati il secondo partito».
Alboresi, che era candidato nel suo partito alle regionali, ha goduto di una doppia soddisfazione: sono state 379 le preferenze carpigiane per lui.
Un numero notevole, anche se difficilmente gli permetterà di sedere in Regione.
Peggio è andata all’altro candidato carpigiano, e cioè la figlia del vicesindaco, Serena Artioli (Idv): per lei sono state espresse 211 preferenze.
In ogni caso, centro-destra e centro-sinistra incassano un calo di circa 2 punti, mentre l’Udc di Casini aggiunge pochi punti decimali.
Quest’ultimo dato fornisce lo spunto per un’altra considerazione sfiziosa: che fine ha fatto quell’8,13% andato alla Lista Civica Alleanza per Carpi, guidata alle ultime comunali da Giliola Pivetti e che raccoglie al suo interno la componente dell’Unione di Centro? L’elettorato, compatto di fronte ad una candidatura forte come poteva essere quella della presidente della Fondazione Paltrinieri, non ha retto e si è sfaldato andando ad ingrossare le fila di Pd e Idv.
Non è detto che nell’incremento dei ‘grillini’ non possa aver giocato anche questo fattore.
Daniele Franda
(fonte: ModenaQui)
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1 commenti:
UN PARTITO SENZA RAPPRESENTANTI
Io direi che tra 6% che non è andato a votare 6% grillo 7% Lega ex PDL c'è in giro un bel 19% di gente che avrebbe messo la croce sul simbolo del partito C'AVETE ROTTO ER CAZZO se tale simbolo ci fosse stato.
E forse ne avrebbe sofferto anche l'IDV.
E' un idea per le prossime elezioni: un partito di scontento con un unico programma rendere la pariglia. A chi ha rotto i coglioni romperemo i maroni. Non vogliamo eistere vogliamo rompergli le palle etc etc etc. Poco fine ma di sicuro successo. Abbiamo tre anni per pensarci, speriamo tanto di non doverlo fare.
Non politologiamente fine,
Davide Cattini
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