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martedì 20 aprile 2010
11:06 |
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Erano stati requisiti dopo il fallimento della Jam Session
Vi sono anche due appartamenti carpigiani tra le proprietà di Matteo Cambi - il fondatore del marchio di abbigliamento Guru - che verranno battute all’asta domani alle ore 11 presso il Tribunale di Parma.
Le due unità con autorimessa annessa si trovano in via Tre Febbraio 24 e in via De Nicola 6.
A questi si aggiungono altri otto lotti, immobili e appartamenti sparsi tra Parma, Reggio Emilia, Pietrasanta e Forte dei Marmi, che l’autorità giudiziaria ha requisito a Cambi e rimesso in vendita a causa del fallimento della Jam Session, la holding dell’imprenditore carpigiano, avvenuto nel luglio del 2008.
In quell’occasione colui che viene definito (ormai ex) enfant prodige della moda, finì in carcere con l’accusa di bancarotta fraudolenta, false comunicazioni sociali, illecite ripartizioni degli utili e riserve sociali, indebita restituzione dei conferimenti, infedeltà patrimoniale, dichiarazione fraudolenta e infedele.
Insieme a lui furono arrestati anche la madre Simona Vecchi e il suo compagno Gianluca Maruccio De Marco.
Quella di Matteo Cambi, scarcerato nel settembre del 2009, è una parabola incredibile, che va dall’inizio dell’attività imprenditoriale a soli 22 anni con la nascita del marchio Guru al fallimento della società a causa di un buco di bilancio di 62 milioni di euro.
In mezzo, nove anni di successi, riconoscimenti, pagine di cronaca rosa per i numerosi flirt con diverse donne dello spettacolo, spese folli per automobili di lusso, voli e cene, ma anche droga, alcol e una vera e propria adorazione per il denaro.
L’ascesa repentina da piccolo brand di città alla distribuzione planetaria delle inconfondibili t-shirt con la margherita aveva sorpreso tutti.
Nei primi anni sono testimonial d’eccezione, quali Christian Vieri, Fabio Cannavaro, Paolo Maldini ed Elisabetta Canalis, a prestare la propria immagine contribuendo a diffondere il nome di Guru e di Matteo Cambi in tutta Italia ed oltre.
In quel periodo il giro d’affari stimato è di 100 milioni di euro e il marchio diventa persino sponsor della Renault.
Ma le nuvole nere all’orizzonte si avvicinano a grandi passi: le spese sono insostenibili e prende il via il sistema di truffe ideato con la madre e il patrigno.
L’incalzo dei creditori si fa pressante e attiva la Procura di Parma, che inizia ad interessarsi di Guru.
Nell’aprile del 2008 Cambi vende il marchio alla società indiana Bombay Rayon Fashion Ltd, che lo salva dalla scomparsa.
A non salvarsi saranno Cambi, che sconterà oltre un anno di carcere, e la Jam Session, che verrà dichiarata fallita a luglio.
Oggi, dopo interviste fiume e ventilate apparizioni in reality, l’imprenditore carpigiano ha voltato pagina ed è tornato sulla scena con un altro marchio: se la storia insegna qualcosa, si spera che l’inizio della nuova avventura sia lento e in sordina.
Daniele Franda
(fonte: ModenaQui)
Vi sono anche due appartamenti carpigiani tra le proprietà di Matteo Cambi - il fondatore del marchio di abbigliamento Guru - che verranno battute all’asta domani alle ore 11 presso il Tribunale di Parma.
Le due unità con autorimessa annessa si trovano in via Tre Febbraio 24 e in via De Nicola 6.
A questi si aggiungono altri otto lotti, immobili e appartamenti sparsi tra Parma, Reggio Emilia, Pietrasanta e Forte dei Marmi, che l’autorità giudiziaria ha requisito a Cambi e rimesso in vendita a causa del fallimento della Jam Session, la holding dell’imprenditore carpigiano, avvenuto nel luglio del 2008.
In quell’occasione colui che viene definito (ormai ex) enfant prodige della moda, finì in carcere con l’accusa di bancarotta fraudolenta, false comunicazioni sociali, illecite ripartizioni degli utili e riserve sociali, indebita restituzione dei conferimenti, infedeltà patrimoniale, dichiarazione fraudolenta e infedele.
Insieme a lui furono arrestati anche la madre Simona Vecchi e il suo compagno Gianluca Maruccio De Marco.
Quella di Matteo Cambi, scarcerato nel settembre del 2009, è una parabola incredibile, che va dall’inizio dell’attività imprenditoriale a soli 22 anni con la nascita del marchio Guru al fallimento della società a causa di un buco di bilancio di 62 milioni di euro.
In mezzo, nove anni di successi, riconoscimenti, pagine di cronaca rosa per i numerosi flirt con diverse donne dello spettacolo, spese folli per automobili di lusso, voli e cene, ma anche droga, alcol e una vera e propria adorazione per il denaro.
L’ascesa repentina da piccolo brand di città alla distribuzione planetaria delle inconfondibili t-shirt con la margherita aveva sorpreso tutti.
Nei primi anni sono testimonial d’eccezione, quali Christian Vieri, Fabio Cannavaro, Paolo Maldini ed Elisabetta Canalis, a prestare la propria immagine contribuendo a diffondere il nome di Guru e di Matteo Cambi in tutta Italia ed oltre.
In quel periodo il giro d’affari stimato è di 100 milioni di euro e il marchio diventa persino sponsor della Renault.
Ma le nuvole nere all’orizzonte si avvicinano a grandi passi: le spese sono insostenibili e prende il via il sistema di truffe ideato con la madre e il patrigno.
L’incalzo dei creditori si fa pressante e attiva la Procura di Parma, che inizia ad interessarsi di Guru.
Nell’aprile del 2008 Cambi vende il marchio alla società indiana Bombay Rayon Fashion Ltd, che lo salva dalla scomparsa.
A non salvarsi saranno Cambi, che sconterà oltre un anno di carcere, e la Jam Session, che verrà dichiarata fallita a luglio.
Oggi, dopo interviste fiume e ventilate apparizioni in reality, l’imprenditore carpigiano ha voltato pagina ed è tornato sulla scena con un altro marchio: se la storia insegna qualcosa, si spera che l’inizio della nuova avventura sia lento e in sordina.
Daniele Franda
(fonte: ModenaQui)
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