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mercoledì 7 aprile 2010
Il Sindaco ha condiviso su Facebook questo articolo dell'Unità in cui Concita de Gregorio intervista Nadia Urbinati.
Ci sono passaggi molto duri (il grassetto è mio, NdR), se applicati alla nostra realtà.
Ci sono domande che anche a Carpi molti si fanno e a cui occorre dare una risposta ... non basta condividerle.

«Lavori in corso», apriamo il cantiere della sinistra
di Concita De Gregorio

Da dove cominciamo, Nadia Urbinati, a parlare del risultato elettorale e dello stato della sinistra in Italia? Dal Partito democratico? Dal cantiere dei lavori fatti e da fare, dall'analisi degli errori e dalle fondamenta di una nuova proposta? Cominciamo dal successo di Vendola, da Grillo?
«Cominciamo dall'Emilia».

Risponde così Nadia Urbinati: c'è bisogno di una discussione larga, ampia, franca e senza paura. Un dibattito come quello che si è sviluppato in questi giorni anche sulle colonne del nostro giornale e soprattutto nel web, migliaia di lettori ci hanno scritto per raccontarci quel che vedono, quel che sperano, quello in cui credono e in cui non credono più. Apriamo davvero il cantiere delle idee, dice la docente della Columbia, appassionata studiosa di politica. Però facciamolo a partire dalla realtà: lasciamo che l'insegnamento ci venga dai fatti.

Dunque l'Emilia, dove da poco è tornata a vivere. «Perchè in queste settimane, da quando sono rientrata in Italia, ho visto nei miei paesi qualcosa che non avevo visto mai. L'Emilia sarà la prossima regione a diventare leghista se non ci sarà un cambio radicale e profondo. In larga parte lo è già. Vedo i militanti della Lega girare per le piazze dei paesi con le roulotte e i camioncini, fermarsi a fare comizi di fronte a sei persone. Senza telecamere, senza microfoni. Senza media al seguito. Li sento scandire parole d'ordine semplici che fanno presa. Vedo le persone a me vicine cambiare. L'Emilia oggi è la frontiera più avanzata, o più arretrata. È Little Big Horne. La Lega ha capito molto bene che è questa la sfida più grande. La rivincita. Il vecchio desiderio democristiano. Quel che non si è tinto di bianco oggi si sta tingendo di verde. I leghisti hanno la capacità di farlo. Hanno militanti che credono, non che dubitano e discutono. Fanno turni, lavorano in modo sistematico, casa per casa. Il modello americano è questo: casa per casa. Non bastano le cene elettorali, quelle sono ad un altro livello. Nelle piazze dell'Emilia profonda il Pd non c'è. A Ferrara ho visto le navette che portano al centro commerciale. Nei paesi sono tutti chiusi dentro le case, con le loro parabole per vedere la tv. E' il Midwest: è qui che si vince o si perde».

«A partire dal linguaggio, sì. Ma dietro il linguaggio ci deve essere un ordine del discorso. Devi prima sapere cosa vuoi poi dire cosa pensi. Farlo in modo chiaro. Parole semplici e narrativa ricca. A Carpi, a Sassuolo. C'è la crisi della ceramica. Ha la sinistra una politica di riconversione industriale da proporre? Le donne della Omsa, senza lavoro perchè la manodopera all'estero costa meno. La risposta non può essere la cassa integrazione per mesi, per anni. Ci vuole un progetto. Quegli impianti devono restare qui, qualcuno sa dire come? La Lega dice che i neri - gli stranieri - portano via il lavoro. In queste zone è un'affermazione che somiglia alla realtà. Quando il lavoro non c'è la competizione è fra chi resta escluso e chi entra in assenza di regole. Sappiamo dare una risposta?»

«A Modena - continua Nadia Urbinati - ho visto favolose piste ciclabili. Non basta. Ho visto nascere come funghi grandi centri commerciali fatti per dare ossigeno alle coop edili. Hai dato lavoro per qualche tempo agli edili, ma hai finito per portare la gente nei luoghi del berlusconismo. Dentro casa davanti alla tv durante la settimana, al centro commerciale nel week end. L'integrazione con le comunità immigrate non è avvenuta. Ciascuno vive nel proprio ghetto. I bambini vanno insieme a scuola, e cosa fanno dopo? Niente che li porti in un futuro diverso dal passato: rientrano nelle loro comunità di origine, gli adulti si chiudono e si difendono gli uni dagli altri. Sta nascendo un'altra società e la sinistra non ne è consapevole, non sembra esserlo, se lo è è impotente».

«Proviamo in Emilia a ricostruire le sezioni di partito. Non i circoli che si riuniscono una volta al mese, per il resto deserti, nel migliore dei casi i militanti si parlano sul web. È la presenza sul territorio che manca, i giovani hanno bisogno di fare qualcosa, lo chiedono: domandano cosa possiamo fare, dove possiamo andare? Non c'è un luogo. Alle feste dell'Unità la maggioranza è fatta di anziani. È a questo livello che bisogna ricostruire a partire dai nostri principi, i nostri valori: il buon governo, la legge uguale per tutti, la Costituzione, la crescita di una comunità solidale».

«Il Pd è nato distruggendo i partiti alla sua sinistra. Una parte della sinistra non si riconosce in quel partito, né può farlo. Ma il modello arcipelago è fondamentale. Se non ti federi con i partiti a te vicini quelli se ne vanno. Gli elettori con loro. La scelta strutturale di guardare al centro ha conseguenze visibili. Gli elettori che non si riconoscono in questo Pd guardano a Di Pietro, poi a Grillo. Oppure si astengono. È una catena di delusioni progressive. Poi, certo, se guardo ai risultati dei partiti alla sinistra del Pd osservo che l'utopia è parte della politica, e la protesta è necessaria. Serve se è finalizzata a un risultato, se no può diventare dannosa per tutti. Si può stare vicini senza essere identici. Bisogna ascoltare chi protesta, provare a comprendere e non snobbare. Lo stimolo critico deve essere espresso, ce n'è bisogno. Nader ha determinato la sconfitta di Gore, ma è stato perché la politica di Gore non era abbastanza convincente».

«Il grande problema è avere una classe dirigente solo istituzionale, parlamentare. Sarebbe una buona cosa che il leader dello schieramento non fosse un uomo delle istituzioni. Chi è nella condizione di difendere la sua posizione non è fino in fondo libero. Vivere di politica significa che non si può vivere per la politica. È Weber. Ci vogliono personalità libere di progettare un disegno comune fuori dagli schemi delle convenienze e delle appartenenze. Sarà chi saprà trovare un minimo comune denominatore alle forze della sinistra colui che saprà renderla forte abbastanza da consentirle di governare il Paese».

«Sì, c'è anche una questione di leadership. Dobbiamo consentire di far crescere un'altra generazione, non usarla solo come simbolo senza dargli potere. Se no è il rapporto che c'è tra genitori e figli: i genitori hanno la borsa, tengono i cordoni. I figli hanno bisogno del loro conto in banca. Non hanno lavoro, non hanno autonomia, non hanno peso».

«Berlusconi occuperà anche il web. Ha grande istinto, è capace di arrivare alla gente. Per il Pd il web è burocrazia, un lavoro come il resto. Non rispondono. Io lo uso a volte. Non mi rispondono. Non vedono, non capiscono. Obama ha vinto le elezioni grazie alla rete. Un dollaro a testa, in milioni e milioni lo hanno finanziato. Qui vai a cene elettorali dove paghi cento euro e il leader non viene. Certo bisogna fare le due cose: ma farle bene, entrambe».

«Infine direi solo: bisogna andare a riprendere le persone e tirarle fuori da casa, dar loro qualcosa di più interessante della tv. Berlusconi ha costruito il suo potere isolando gli italiani davanti alle sue tv. Ma la Lega non ha tv, usa il modello del Pci di antica memoria. Uno stile premoderno, il camioncino e il megafono, bussano e ti compilano i moduli, ti aiutano a risolvere i problemi minimi che per le persone sono fondamentali. Noi non facciamo né l'uno né l'altro. Vogliamo cominciare a parlarne?».

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Condivido pienamente.
Mio padre diceva "non voglio morire democristiano" : ora che il vecchio PCI assomiglia sempre piu' ,ed in peggio, alla DC mi chiedo "dovro' morire leghista"?
Non riconoscendo alcunche' di sinistra in questo PD , questa volta ho votato ( per l'IDV): non so se lo faro' ancora! Il vecchio modello PCI, ora recuperato dalla Lega, andrebbe riconiugato alla luce delle nuove realta'. Partecipazione, luoghi, incontri, coinvolgimento nelle scelte del modello di citta' che si vuole, spettacoli e dibattiti sul modello di vita che vogliamo. Dobbiamo evitare che la politica si riduca a lavoro ripetitivo e che i giovani ne restino lontani.

Carlo

Anonimo ha detto...

Il PD è senza idee....!!!!

Roberto

Gabriele ha detto...

Mi dissocio. Tutti siamo senza idee! Anche tu, Roberto.

Lorenzo Paluan ha detto...

L'intervista alla Urbinati ha un suo senso, certo.
Ma a me manca qualcosa.
Va bene, la sinistra, (PD compreso, va' che sono in buona), si organizzi, torni nelle strade, riapra le sezioni, si apra ai giovani, ai movimenti, eccetera eccetera.
Ma per dire e fare cosa?
I "predecessori" del PD hanno passato gli anni 90 in un'ubriacatura di neoliberismo e mercatismo, che scimmiottava il New Labour di Blair. Di quella fase, i cui protagonisti sono ancora tutti al loro posto, i principali risultati ottenuti sono:
- Privatizzazioni di settori strategici che sono diventati da monopoli pubblici a monopolii privati
- Smantellamento del potere di contrattazione dei lavoratori con l'inserimento delle cosiddette figure "flessibili" che in realtà sono solo precariato sottopagato (ricordiamo che i cocopro e i cococo non li ha inventati la legge Biagi ma la Treu, così come la posibilità di smantellare le varie fasi di un ciclo produttivo in tanti aziende in appalto che lavorano sotto lo stesso tetto)
- Stesso modello ambientalmete rapace di sviluppo proposto dalla destra, basato in primis sul cemento e grandi opere (unica differenza, conquistata a fatica, l'abbandono del ponte di Messina.)
- Stesso ritardo nel favorire l'innovazione di quella che oggi tutti chiamano green economy mentre altri paesi ci lavorano ormai da due decenni.
- Nessuna capacità di incidere in modo positivo sui redditi da lavoro e di riequilibrare il sistema fiscale a discapito delle rendite

Ora, dato che i signori che hanno prodotto tutto questo, dal 1996 al 2001 e dal 2006 al 2008. sono i medesimi che oggi cercano di vendersi come miglior riposta al berlusconismo imperante (sono ancora tutti lì, inossidabili, non ne è andato a casa uno!), possono anche piantarci le tende nei mercati e nelle piazze e possono anche sgolarsi fino a perdere la voce nel "parlare alla gente", ma c'è un piccolo problema, la "ggente" non gli crede più.

Hanno sposato il mercato, hanno affossato il welfare, di fatto ci hanno detto che non ci sono alternative possibili al dominio dell'economia sulla politica, il chè significa sostanzialmente arrendersi alla legge del più forte e non dare alternative (anche se a parole si dice altro).
E a quel punto, se è alla legge del più forte che bisogna piegarsi, allora l'elettore medio, perlomeno si affida a chi questa legge la conosce bene e la sa esercitare, magari sperando di poter raccogliere qualche briciola dalla tavola dei forti.
In altri termini la destra dice due cose: nella versione berlusconiana: "arrichitevi tutti come me" (miraggio impossibile, ma come tutti i miraggi pare sia in grado di far muovere le masse), nella versione leghista: "dagli al negro che è colpa sua" (teoria del capro espiatorio che anche a Carpi ci fa sparlare sulle ronde contro i pakistani, mentre la criminalità organizzata italiana si compra metà delle nostre imprese).
La sinistra cosa dice, e quando può, soprattutto, cosa fa?
Qual'è la direzione? Se questo è il migliore dei mondi possibili, la sinistra a cosa serve?

RC ha detto...

S.B. l'ha capito,la pancia dell'Italia vota al centro quindi se "uno" vuole governare deve dare i contenuti e l'immagine di un partito di centro..
Con politiche piu' legate agli aspetti sociali se e' un Centrosinistra oppure piu' Liberiste se un Centrodestra.
Se invece si Vuole solo Sinistra/Sinistra estrema si fara' sempre e solo opposizione.
(magari e' questa l'aspettativa!?)
Quindi ci si decida?!

Riccardo

Lorenzo Paluan ha detto...

Antonio P., fino ad oggi è stato il PD a dire NO a molte nostre proposte (non solo dei Grillini, ma anche di Rifondazione e Coordinamento Beni Comuni), mentre noi, in consiglio, abbiamo dato anche dei sì.
Ora vedremo se sulle cose concrete ci saranno cambiamenti.
Per il PD continuare a disegnare questi movimenti come pure protesta significa che continuerà a chiedersi a lungo come mai perde voti (in termini assoluti) e movimenti senza storia e senza mezzi ne guadagnano.
A Carpi il PD non prende più da tempo un voto su due degli elettori, ma poco più di un voto su tre (17000 voti su circa 51000 aventi diritto), con una composizione anagrafica del voto che dovrebbe darvi da pensare...
Prende ancora quasi la metà dei votanti, ma cullarsi su questo dato, secondo me è rischioso.
Se il PD metterà veramente al centro le tematiche ambientali avrà fatto passi avanti, che lo faccia negando di avere responsabilità nel disastro attuale (a livello locale e nazionale) è poco credibile e ancora meno credibile che lo faccia senza avere chiaro se ritiene necessario intervenire su questo modello di produzine e di società oppure no.
Se la "crescita economica", con il suo corollario di "precedenze" degli interessi dei pochi rispetto ai diritti dei molti e della quantità della produzione rispetto alla qualità della vita, rimane l'imperativo a cui tutte le dinamiche sociali si devono adeguare, ci troviamo di fronte ad una proposta che non ha futuro.

Giliola Pivetti ha detto...

Dire che la Lega prende i suoi voti dal PDL significa negare l'evidenza per l'ennesima volta.Lo hanno dichiarato pubblicamente i portuali di Genova,prima votavano PCI, e così tanti altri anche a livello locale. O Lega o Grillo in alternativa, tutti e due hanno un fattore in comune:sanno cosa vogliono e lo dicono chiaro. Esempio di linguaggio del PD locale sul tema della vendita delle azioni Aimag:"non è una privatizzazione,è un processo...". La gente non ci capiva niente di niente.
Altro esempio,Alleanza Per Carpi ha aperto un robusto dibattito sugli sprechi della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, il PD ha detto che la Fondazione non lo riguarda, la Lega nazionale dice che le Fondazioni sono dei cittadini e ci vuole vedere dentro. Sono modi di essere molto diversi, il PD continua a proclamare "dobbiamo radicarci" come se qualcuno glielo impedisse, la Lega e Grillo e, a Carpi,Alleanza Per Carpi sono semplicemente già radicati, senza bisogno di auspicarlo. Il PD è fatto di vecchi, anche quelli che hanno trent'anni, che continuano a raccontarsela e a "fare sintesi" (parole loro) di concetti ruminati e grigi.

Anonimo ha detto...

Una Volta battezzai la LEGA NORD "SETTA del COCOMERO" , Verde Fuori, Dentro ROSSA e con Qualche Seme Nero....
Aldilà della battuta, Ma come si fà a non ammettere, che chi e' di Sinistra "D'Nà Volta" ,non riconosca qualche analogia con il vecchio PCI ? Io non sono di certo leghista, però capisco chi vota Lega. Basta ascoltare la canzone di Giorgio Gaber. Il Potere dei piu' Buoni.

Davide Boldrin

Salvatore ha detto...

Il voto alla Lega è un aspetto di un processo più grande, europeo, che va verso la parcellizzazione delle Nazioni così come le abbiamo concepite finora. Bisognerebbe fare un'analisi storica dell'idea di Nazione negli ultimi cinquant'anni per capire a fondo il fenomeno Lega e, da ultimo, quello di Grillo. Ci vorrebbe qualche storico.
Salvatore.

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