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giovedì 15 aprile 2010
Sono 8.347 gli stranieri che risiedono regolarmente a Carpi, a cui si aggiunge una quota di irregolari difficilmente quantificabile. La loro integrazione nel tessuto economico e lavorativo locale è condizione necessaria ma non sufficiente. Assisterli, dare loro un alloggio, non basta. Pretendere che dimentichino la propria identità, un assurdo. Avviare percorsi di integrazione reali è però possibile. Per farlo, occorre smettere di assumere un atteggiamento meramente assistenzialista ed evitare di scivolare nel buonismo sterile. Un nostro vicino di casa, il Comune di Novellara, con il progetto Nessuno Escluso, ha qualcosa da insegnarci. Nel Teatro della Rocca domenica scorsa si è svolto il Vaisakhi, la Festa di Primavera, una delle ricorrenze religiose più importanti per gli indiani sikh che, nel comune reggiano, hanno una comunità in crescita, dalle 35 presenze del 1997 alle 429 del 2010. Un’occasione di incontro, dialogo ed espressione delle differenze, costruito insieme. Italiani e stranieri. Senza autoreferenzialità né chiusure. C’erano tutti: il sindaco Raul Daoli, Don Candido i rappresentanti delle comunità straniere, i cittadini… Insieme hanno ammirato momenti di danza e musica tradizionali messi in scena da artisti indiani. Chi voleva ha poi potuto far visita al Gurdwara, il tempio Sikh - inaugurato nel 2000 da Romano Prodi - è fra i più importanti in Europa e punto di riferimento all’interno del sikhismo italiano. Ora la festa continua, sabato 17 aprile, con il coloratissimo corteo sikh che sfilerà per Novellara. E, come già accaduto gli scorsi anni, la città tutta si riverserà per le strade. Ma a nel piccolo comune si festeggiano insieme anche il Capodanno Cinese, la Festa islamica del sacrificio…

E a Carpi che si fa? Niente. Si affittano le sale dei circoli anziani agli stranieri per farli pregare, per farli festeggiare. Tra loro. Nasce il Partito dei Pachistani, si moltiplicano le associazioni “culturali” di migranti… e intanto fioccano le polemiche circa la minaccia di veder sorgere una moschea in città, le paure di fronte l’orrore di palazzi-ghetto in stile piazzale Francia e via Lago di Bolsena… E i nostri amministratori continuano a parlare di coesione sociale. Noi, onestamente, fatichiamo a scorgerlo questo tanto osannato senso di comunità. In tempi di crisi dovrebbero attivarsi percorsi spontanei di solidarietà, il rischio – in caso contrario – è quello di innescare guerre tra poveri, di esacerbare gli animi già messi a dura prova e infrangere quel poco di buono che resta. Non esiste un Noi e un Loro. Che ci piaccia, o no, esiste soltanto un noi. Stringere un patto di cittadinanza è doveroso. Ora più che mai.

Jessica Bianchi su Tempo del 16/04/2010

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