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giovedì 22 aprile 2010
«C’è un vuoto normativo enorme, che nè il Parlamento nè il governo sono intenzionati a colmare».
Così Simone Tosi, assessore all’ambiente del Comune di Carpi, anticipa la posizione che la giunta Campedelli esporrà in Consiglio sulla questione a lungo dibattuta dell’indebito pagamento dell’iva sulla tassa dei rifiuti.
Quella delle due tipologie di tributi relativi allo smaltimento dei rifiuti è una storia tutta italiana.
Il passaggio da Tarsu (tassa) a Tia (tariffa d’igiene ambientale) fa parte di un processo incompiuto: per effetto di proroghe il decreto Ronchi non divenne mai obbligatorio e i comuni che lo adottarono lo fecero in base ad una specifica previsione di legge.
È ciò che successe anche a Carpi.
Successivamente, e siamo nel 2006, con una nuova disposizione legislativa la ‘tariffa Ronchi’ venne abrogata, ma mantenuta nei comuni che l’avevano adottata, fino all’istituzione della nuova tariffa.
Che non venne mai decretata.
Di recente su questa diatriba si è espressa la Corte Costituzionale, che ha di fatto equiparato Tia e Tarsu nella loro natura di tasse, dichiarando di conseguenza illegittima la riscossione dell’iva.
La sentenza della Corte Costituzionale ha scatenato un dibattito che ha coinvolto non solo la politica, ma anche diverse associazioni dei consumatori scese in campo a difesa dei diritti dei propri assistiti.
Ma finora niente è cambiato, se non qualche timido invito a chiedere il rimborso dell’imponibile pagato negli ultimi cinque anni.
«Non c’è una legislazione chiara - spiega Tosi -.
Togliendo l’Iva il problema non si risolve, anzi: Aimag la pretenderebbe giustamente ugualmente (per poi versarla nelle casse dello Stato) e il Comune la dovrebbe addebitare al cittadino.
Se adesso si paga 100 per un servizio, più 10 di iva, domani si pagherà 110 per lo stesso servizio.
Con l’aggravante che dovremo mandare noi le bollette e accollarci i costi di gestione che ricadrebbero sull’importo».
Quindi il costo finale in bolletta invece di scendere, salirebbe.
«Forse il Comune ha paura di sè stesso» ribatte Fabio Galli, presidente del Codacons di Modena.
«Se pensa già di lucrare anche su questo come sulle multe, dove paghiamo 20 euro di raccomandata...Quanto costerà inviare una bolletta a stretto giro di posta? Un euro? Sempre meno che il 10% dell’iva.
In ogni caso è in atto una chiara violazione costituzionale: la Corte si è espressa e bisogna rispettare la decisione.
Non nego che il Parlamento deve intervenire sistemando il pasticcio legislativo».

Daniele Franda

(fonte: ModenaQui)

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