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Ricevo e pubblico:

Da ieri il nuovo regolamento per l'Edilizia impone a chi costruisce nuovi fabbricati, o eleva fabbricati esistenti, di ripettare una distanza minima di dieci metri dalle costruzioni già esistenti, indipendentemente dalla distanza dal confine. Prima bastava stare a cinque metri dal confine. Adesso, se il vicino ha costruito a un metro dal confine, occorrerà stare a nove metri da esso. La modifica è positiva, dal punto di vista urbanistico, perché evita la creazione di altri complessi assurdi dove i palazzi sono "ammucchiati" l'un l'altro. Il tecnico comunale ha proposto questa modifica per rispettare alcune norme nazionali in vigore dagli anni '60. Visto che di complessi "ammucchiati" ne abbiamo visti diversi, negli ultimi piani urbanistici autorizzati (e regolarmente irrealizzati o invenduti), viene facile chiedersi perché non si sia provveduto al rispetto delle norme degli anni '60 prima di autorizzare quei progetti. E' anche vero che una maggior distanza dal confine significa, a parità di altre condizioni, una minore edificabilità. Per evitare però che questo nuovo regolamento penalizzi oltre misura i proprietari di lotti esistenti - vista anche la crisi del settore - occorre che l'amministrazione si adoperi al più presto per modificare le norme che regolano le altezze, in modo che i costruttori possano sviluppare le loro opere "verso l'alto". Sarebbe un diverso approccio che potrebbe contribuire a rilanciare, fra qualche anno, un settore che paga un eccessivo aumento di aree edificabili, spesso create dal nulla sottraendo territorio alle campagne o rendendo disponibili indici di edificabilità elevatissimi per aree oggettivamente troppo centrali. Pensare a come utilizzare meglio le aree esistenti promuovendo per il futuro edifici più alti, più distanti dall'esistente e esteticamente e architettonicamente più accattivanti di quelli che vediamo in giro, come si fa nelle vere città internazionali, è una sfida che l'amministrazione deve darsi per il futuro.

Roberto Benatti