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lunedì 21 giugno 2010
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Ricevo e pubblico:
Il progetto per il rilancio del distretto della Moda è una cosa positiva, solo che fino a oggi è stato portato avanti male. Per criticarlo e migliorarlo, però, bisogna conoscerne la storia.
Il progetto nasce da un bando della Fondazione, del 2006, che metteva a disposizione 1 milione di euro per il rilancio del settore Moda.
Al bando hanno partecipato le associazioni, il Comune, alcuni privati. Si trattava, in generale, di progetti poco organici, molto verticali, e più che altro orientati a ottenere qualche finanziamento a fondo perduto dalla Fondazione. I soliti progetti visti per 30 anni.
Uno degli studi, però, ha cercato di inquadrare il sistema nel suo complesso, e ha indicato queste linee guida per il rilancio: quella del marketing, della promozione, della commercializzazione e dell'internazionalizzazione. Con un occhio particolare a infrastrutture, viabilità, accoglienza turistica.
Ecco quello studio:
http://www.altraconsulenza.it/docs/getdoc.asp?doc=pianorilanciodistretto.pdf
Esso aveva un difetto, però: prevedeva di localizzare gli investimenti a Soliera, zona Sicem, invece che a Carpi. Comunque poco lontano da dove sono poi stati localizzati, e comunque precorrendo la trasformazione commerciale di quell'area. Ma per il resto il progetto è piaciuto alla Fondazione, che ha chiesto un mini-approfondimento sul tema dell'internazionalizzazione, e delle sedi all'estero. Eccolo:
http://www.altraconsulenza.it/docs/getdoc.asp?doc=pianorilanciodistrettointernazionalizzazione.pdf
Quegli studi erano ovviamente solo delle linee guida. Essi sono stati approfonditi dall'Università di Modena, poi ci sono state diverse tavole rotonde, con tutte le associazioni, i sindacati, il Comune, e poi ancora incontri plenari e incontri privati, nei quali il progetto è stato sempre più affinato - ottenendo consensi quasi unanimi - fino a raggiungere l'attuale formulazione, che comunque prevede i diversi punti indicati prima.
Però, al momento dell'implementazione, il direttore ha impostato tutto il lavoro sulla formazione, che è quello che sa fare meglio. Con i risultati oggettivamente deludenti che conosciamo tutti.
Oggi, però, non bisogna avviare polemiche sterili. Bisogna solo tornare a quello che serve al territorio: la collaborazione con le Università, la formazione professionalizzante, un centro di promozione, un polo di commercializzazione, l'integrazione con gli enti che hanno le sedi all'estero e - perché no - la creazione di qualche microsede propria, oltre a un rilancio delle infrastrutture.
Il distretto ha ancora l'esperienza necessaria per vincere nelle competizioni globali, e merita tutti i nostri sforzi. A cercare i colpevoli degli errori del passato si fa sempre in tempo, ma per salvare posti di lavoro forse il tempo è già scaduto.
Roberto Benatti
Il progetto per il rilancio del distretto della Moda è una cosa positiva, solo che fino a oggi è stato portato avanti male. Per criticarlo e migliorarlo, però, bisogna conoscerne la storia.
Il progetto nasce da un bando della Fondazione, del 2006, che metteva a disposizione 1 milione di euro per il rilancio del settore Moda.
Al bando hanno partecipato le associazioni, il Comune, alcuni privati. Si trattava, in generale, di progetti poco organici, molto verticali, e più che altro orientati a ottenere qualche finanziamento a fondo perduto dalla Fondazione. I soliti progetti visti per 30 anni.
Uno degli studi, però, ha cercato di inquadrare il sistema nel suo complesso, e ha indicato queste linee guida per il rilancio: quella del marketing, della promozione, della commercializzazione e dell'internazionalizzazione. Con un occhio particolare a infrastrutture, viabilità, accoglienza turistica.
Ecco quello studio:
http://www.altraconsulenza.it/docs/getdoc.asp?doc=pianorilanciodistretto.pdf
Esso aveva un difetto, però: prevedeva di localizzare gli investimenti a Soliera, zona Sicem, invece che a Carpi. Comunque poco lontano da dove sono poi stati localizzati, e comunque precorrendo la trasformazione commerciale di quell'area. Ma per il resto il progetto è piaciuto alla Fondazione, che ha chiesto un mini-approfondimento sul tema dell'internazionalizzazione, e delle sedi all'estero. Eccolo:
http://www.altraconsulenza.it/docs/getdoc.asp?doc=pianorilanciodistrettointernazionalizzazione.pdf
Quegli studi erano ovviamente solo delle linee guida. Essi sono stati approfonditi dall'Università di Modena, poi ci sono state diverse tavole rotonde, con tutte le associazioni, i sindacati, il Comune, e poi ancora incontri plenari e incontri privati, nei quali il progetto è stato sempre più affinato - ottenendo consensi quasi unanimi - fino a raggiungere l'attuale formulazione, che comunque prevede i diversi punti indicati prima.
Però, al momento dell'implementazione, il direttore ha impostato tutto il lavoro sulla formazione, che è quello che sa fare meglio. Con i risultati oggettivamente deludenti che conosciamo tutti.
Oggi, però, non bisogna avviare polemiche sterili. Bisogna solo tornare a quello che serve al territorio: la collaborazione con le Università, la formazione professionalizzante, un centro di promozione, un polo di commercializzazione, l'integrazione con gli enti che hanno le sedi all'estero e - perché no - la creazione di qualche microsede propria, oltre a un rilancio delle infrastrutture.
Il distretto ha ancora l'esperienza necessaria per vincere nelle competizioni globali, e merita tutti i nostri sforzi. A cercare i colpevoli degli errori del passato si fa sempre in tempo, ma per salvare posti di lavoro forse il tempo è già scaduto.
Roberto Benatti
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