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mercoledì 16 giugno 2010
13:23 |
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Carpi: è impietosa l’analisi del 2009 effettuata da Federmoda
E’ stato un 2009 davvero nero per il tessile abbigliamento: il calo della redditività e del fatturato ha fatto il paio con l’aumento dei livelli di insoluti e i ritardi nei pagamenti, e a pagarne le conseguenze peggiori sono state 324 aziende che hanno cessato l’attività.
La fotografia della situazione critica per il distretto moda è stata scattata da Cna Modena, che ha utilizzato in parte i dati delle indagini condotte dalla Camera di Commercio di Modena, e in parte la collaborazione di un centinaio di aziende associate.
«Il dato più preoccupante - commenta la responsabile di Cna Federmoda Morena Manfredini - è la diminuzione della redditività che caratterizza tutte le tipologie di impresa, sia di quelle in conto proprio che le contoterziste».
Sono soprattutto queste ultime, le aziende di subfornitura, a soffrire maggiormente della congiuntura: la concorrenza basata sul costo (e in questo i laboratori cinesi non lasciano scampo, sommando furbizia a illegalità e slealtà) ha messo in ginocchio il fatturato dell’80% delle imprese conto terzi.
Gli investimenti restano bloccati per entrambe le tipologie di impresa.
«Da questa analisi - prosegue Manfredini - si evidenzia anche una modifica dei mercati di sbocco dell’export: la Russia e altri paesi dell’est purtroppo non rappresentano come prima una valvola di sfogo per le nostre aziende.
C’è anche il problema legato all’aumento degli insoluti e dei ritardi nei pagamenti, senza parlare dell’accesso al credito».
I dati della Camera di Commercio sottolineano la criticità dell’anno appena trascorso per il tessile abbigliamento.
in cui hanno cessato l’attività 324 imprese.
Incrociando questa cifra con quella del numero di iscrizioni (201), si può notare una calo del 3,5% nel totale delle imprese rispetto all’anno precedente.
Secondo Cna il 2009 è stato peggiore del 2008, mentre per il 2010 la parola d’ordine è prudenza, anche se molte imprese prevedono una diminuzione dei parametri.
Nonostante ciò Tamara Gualandi, presidente di Cna Federmoda Modena, predica ottimismo: «C’è la volontà di resistere, una volontà animata anche da qualche speranza di ripresa alimentata, ad esempio, dai riscontri delle ultime fiere come Moda Prima, in cui si sono rivisti buyer esteri. Progettare il futuro è difficile, ma bisogna tutelare il Made in Italy e la qualità che lo contraddistingue: la nostra cultura del saper fare è unica e dobbiamo difenderla».
Daniele Franda
«Il Campus della Moda serve»
Cna sostiene ancora il progetto
Nonostante lo stesso presidente Ferrari lo abbia scaricato, nonostante i cori di critica che si levano da più parti, insomma, nonostante tutto, la Cna afferma ancora di credere nel progetto Campus della Moda.
L’ente di formazione della Fondazione Cassa di Risparmio Carpi è considerato «uno strumento utile» dall’associazione di categoria, che da subito aveva dimostrato il proprio appoggio a Taylor & co.
«Carpi ha bisogno del Campus - assicura Tamara Gualandi di Cna Federmoda -, ciò di cui sicuramente non ha bisogno è una caduta d’immagine così in basso: basta con tutte queste critiche rivolte al Campus».Le responsabili dell’associazione della piccola e media impresa convengono sulla necessità di adeguare il Campus, «correggendo molte cose che non vanno.
Le nostre aziende necessitano di una promozione dell’immagine sul territorio, non tutte possono andare a Milano, Firenze o Londra come i grandi marchi».Certo, ma i costi esorbitanti non hanno reso nemmeno minimamente.
«E’ presto per dire se sta funzionando - spiega Morena Manfredini -, si capirà solo tra almeno tre anni.
Diciamo che il momento di crisi generale non ha aiutato, se fosse stato fatto dieci anni fa sarebbe andato molto bene».Ma la realtà è che oggi, nel 2010, il distretto non ha risposto al richiamo della Fondazione: finanziare con oltre dieci mila euro i corsi adesso non è operazione semplice per società alle prese con difficoltà di bilancio.
«Per noi il Campus è uno strumento che serve, non si può lasciare così, adesso bisogna andare fino in fondo».
Gian Fedele Ferrari permettendo.
(da.fra.) (fonte: ModenaQui)
E’ stato un 2009 davvero nero per il tessile abbigliamento: il calo della redditività e del fatturato ha fatto il paio con l’aumento dei livelli di insoluti e i ritardi nei pagamenti, e a pagarne le conseguenze peggiori sono state 324 aziende che hanno cessato l’attività.
La fotografia della situazione critica per il distretto moda è stata scattata da Cna Modena, che ha utilizzato in parte i dati delle indagini condotte dalla Camera di Commercio di Modena, e in parte la collaborazione di un centinaio di aziende associate.
«Il dato più preoccupante - commenta la responsabile di Cna Federmoda Morena Manfredini - è la diminuzione della redditività che caratterizza tutte le tipologie di impresa, sia di quelle in conto proprio che le contoterziste».
Sono soprattutto queste ultime, le aziende di subfornitura, a soffrire maggiormente della congiuntura: la concorrenza basata sul costo (e in questo i laboratori cinesi non lasciano scampo, sommando furbizia a illegalità e slealtà) ha messo in ginocchio il fatturato dell’80% delle imprese conto terzi.
Gli investimenti restano bloccati per entrambe le tipologie di impresa.
«Da questa analisi - prosegue Manfredini - si evidenzia anche una modifica dei mercati di sbocco dell’export: la Russia e altri paesi dell’est purtroppo non rappresentano come prima una valvola di sfogo per le nostre aziende.
C’è anche il problema legato all’aumento degli insoluti e dei ritardi nei pagamenti, senza parlare dell’accesso al credito».
I dati della Camera di Commercio sottolineano la criticità dell’anno appena trascorso per il tessile abbigliamento.
in cui hanno cessato l’attività 324 imprese.
Incrociando questa cifra con quella del numero di iscrizioni (201), si può notare una calo del 3,5% nel totale delle imprese rispetto all’anno precedente.
Secondo Cna il 2009 è stato peggiore del 2008, mentre per il 2010 la parola d’ordine è prudenza, anche se molte imprese prevedono una diminuzione dei parametri.
Nonostante ciò Tamara Gualandi, presidente di Cna Federmoda Modena, predica ottimismo: «C’è la volontà di resistere, una volontà animata anche da qualche speranza di ripresa alimentata, ad esempio, dai riscontri delle ultime fiere come Moda Prima, in cui si sono rivisti buyer esteri. Progettare il futuro è difficile, ma bisogna tutelare il Made in Italy e la qualità che lo contraddistingue: la nostra cultura del saper fare è unica e dobbiamo difenderla».
Daniele Franda
«Il Campus della Moda serve»
Cna sostiene ancora il progetto
Nonostante lo stesso presidente Ferrari lo abbia scaricato, nonostante i cori di critica che si levano da più parti, insomma, nonostante tutto, la Cna afferma ancora di credere nel progetto Campus della Moda.
L’ente di formazione della Fondazione Cassa di Risparmio Carpi è considerato «uno strumento utile» dall’associazione di categoria, che da subito aveva dimostrato il proprio appoggio a Taylor & co.
«Carpi ha bisogno del Campus - assicura Tamara Gualandi di Cna Federmoda -, ciò di cui sicuramente non ha bisogno è una caduta d’immagine così in basso: basta con tutte queste critiche rivolte al Campus».Le responsabili dell’associazione della piccola e media impresa convengono sulla necessità di adeguare il Campus, «correggendo molte cose che non vanno.
Le nostre aziende necessitano di una promozione dell’immagine sul territorio, non tutte possono andare a Milano, Firenze o Londra come i grandi marchi».Certo, ma i costi esorbitanti non hanno reso nemmeno minimamente.
«E’ presto per dire se sta funzionando - spiega Morena Manfredini -, si capirà solo tra almeno tre anni.
Diciamo che il momento di crisi generale non ha aiutato, se fosse stato fatto dieci anni fa sarebbe andato molto bene».Ma la realtà è che oggi, nel 2010, il distretto non ha risposto al richiamo della Fondazione: finanziare con oltre dieci mila euro i corsi adesso non è operazione semplice per società alle prese con difficoltà di bilancio.
«Per noi il Campus è uno strumento che serve, non si può lasciare così, adesso bisogna andare fino in fondo».
Gian Fedele Ferrari permettendo.
(da.fra.) (fonte: ModenaQui)
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