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giovedì 16 settembre 2010
Giovedì scorso Daniele Franda ha scritto un articolo su ModenaQui poi riportato su questo blog che parlava di "scontro" sul Mercato Contadino. Volevo fare un commento e ho cominciato a raccogliere un po' di informazioni, poi sono uscite anche altre novità a livello nazionale e il commento è diventato un lungo post. Questo.

Il tema è delicato perchè è ovvio a tutti che i Mercati Contadini possono essere una cosa molto buona. Ma non volere che si parli dei possibili difetti e/o rischi ad essi legati sarebbe come negare i rischi dell'alcool perchè il vino è buono.

Quindi la prima difficoltà è quella di non essere etichettati come "nemici" dei Mercati Contadini. Io non lo sono. Da molto prima che nascesse il Mercato Cointadino compro frutta e verdura per la mia famiglia da una cooperativa sociale di Campegine che al giovedì mattina viene con un banco in via Ugo da Carpi. Il concetto è lo stesso.

La seconda insidia (abilmente sfruttata dal nostro bravo Franda nel titolo del pezzo) è quella di veder contrapposti commercianti e agricoltori. E' una di quelle polarizzazioni che fanno vendere i giornali ma spiegano malissimo la realtà del problema trascurando protagonisti importantissimi quali i grossi distributori e i consumatori e relegando in secondo piano il problema del rispetto delle regole.

Quello dei distributori è uno dei nodi chiave del problema. Poco tempo fa, il proprietario di un negozio di alimenti biologici mi raccontava proprio che un suo fornitore vendeva al distributore a 0,20€ al kg le zucchine che poi il distributore vendeva a lui a 2,20€ e lui stava vendendo a me a 2,50€. Quindi agricoltori e commercianti sono più o meno sulla stessa barca e sono assolutamente in balia dei 4/5 grossi distributori che decidono i prezzi di acquisto e di vendita a livello globale.

E' ovvio che poter tagliar fuori i distributori creerebbe un grossissimo margine di guadagno. Ma a beneficio di chi?

Già due anni fa un inchiesta del Corriere Ortofrutticolo segnalava la necessità di sorvegliare attentamente. E' stato significativo per me vedere che in quell'inchiesta compariva proprio, come esempio negativo, quello di Carpi in cui
le zucchine (1,50 euro/kg) hanno lo stesso prezzo nel Farmers e nel supermercato
Quindi non è detto che i consumatori godano molto di questo beneficio.
Chi controlla i prezzi?

Ma non solo.
Circa un anno dopo quell'inchiesta fu la volta di Coldiretti a segnalare qualche problema a Carpi.
"Già durante le fasi di avvio del mercato di Carpi - ricorda Coldiretti - si erano verificati alcuni problemi con il caso di uno "pseudoagricoltore" che approfittava dell'ottima occasione per commercializzare prodotti acquistati all'ingrosso e di provenienza sconosciuta. Coldiretti aveva sollevato il problema all'Amministrazione Comunale perchè si facesse chiarezza e si procedesse all'espulsione dell'imprenditore dal mercato, cosa che non è stata condivisa dalle altre organizzazioni agricole che anzi lo hanno sostenuto nelle sue azioni. Quello che ci dispiace - sottolinea Ciampoli [Direttore Coldiretti Modena, NdR] - è che un ottimo sistema di vendita come quello dei mercati contadini con una valenza economica e sociale di enorme portata per imprese agricole, cittadini e amministrazioni locali, debba essere infangato e messo a rischio da una gestione sconsiderata e inaffidabile come di fatto sta avvenendo a Carpi.
(21.10.2009 su viniesapori.net)
Chi controlla l'origine dei prodotti?

All'epoca il consigliere Paluan presentò un'interrogazione chiedendo quali azioni di controllo e sanzione avrebbe intrapreso il Comune perchè una meritevole iniziativa di valorizzazione dei nostri prodotti locali non si tramutasse in una concorrenza sleale da parte di alcuni operatori.
La risposta dell'Assessore Morelli rimandava tutta la gestione del problema al disciplinare quindi, in sostanza, all'associazione che gestisce il mercato.

Adesso, subito dopo l'esternazione di Siligari, l'associazione che gestisce il mercato ha pubblicato sul proprio sito una dichiarazione retroattiva di "trasparenza" che iniza con:
Dal mese di Luglio , l'associazione " Dalla Terra alla Tavola" si avvale della collaborazione di un libero professionista esterno per verificare l'idoneità alla partecipazione di tutte le aziende presenti al mercato contadino dell'unione delle terre d'argine.
Ma cosa voglia dire "libero professionista esterno" rimane abbastanza vago.

E' sicuro che i Mercati Contadini stiano diventando (per un misto di crisi e sensibilità ambientale) un grosso businnes.E ancora di più lo diventeranno dopo che sono state approvate nuove norme che ampliano la gamma di prodotti da poter vendere direttamente al pubblico nei farmers market. Grazie alla pubblicazione del relativo del decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze nella Gazzetta Ufficiale, gli addetti impegnati nel settore agricolo italiano potranno infatti produrre e vendere direttamente al pubblico non solo gli ingredienti e le materie prime coltivate nei loro terreni, ma anche i lavorati, come pane, pizza, torte salate, rustici, cialde e biscotti, senza perdere la loro tipicità di agricoltori. Oltre ai prodotti di panetteria, rientrano nel gruppo anche tutti quelli derivati dall’agricoltura, come la farina o gli sfarinati di legumi da granella secchi, di radici o tuberi o di frutta in guscio, la grappa, il malto e la birra, che nascono da attività agricole.

Ma proprio per questo occorre la massima intransigenza sul rispetto delle regole.

Quando leggo frasi tipo "senza perdere la loro tipicità di agricoltori" mi si rizzano sempre le antenne. Una frase così non è mai messa lì a caso. E' ovvio che si vuole mantenere uno "status", quello di "agricoltore", e non passare a quello di "commerciante" o di "panettiere" etc. ed è evidente che il mantenimento di uno status implica dei privilegi (es. benefici fiscali).

Uno dei privilegi in discussione è l'esenzione dal pagamento del COSAP. Il canone per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche (COSAP) è dovuto da qualsiasi soggetto che intenda servirsi dello spazio pubblico in maniera esclusiva (permanente o temporanea).

Nella Delibera di istituzione del Mercato Contadino di Carpi in cui si legge tra l'altro
di assegnare l’area in esenzione Cosap per il primo anno di attività, per i Comuni che la prevedono;
questa deroga aveva senso nel momento in cui si voleva incentivare un'esperimento ed infatti era stata prevista per il primo anno, tanto è che nel Disciplinare del Mercato del Contadino (anche qui) si legge, trai doveri degli associati quello di:
provvedere al pagamento dei costi per il consumo di energia elettrica e raccolta rifiuti,  e COSAP.
Inoltre nella citata delibera di istituzione si prevedeva che il Mercato si facesse una volta al mese
si svolgerà annualmente con periodicità mensile (in data da definire) e da effettuare eventualmente in concomitanza di particolari eventi,
mentre adesso si svolge 3 volte alla settimana.

E' ovvio che mantenere lo status di "agricoltore" e non voler sottostare alle regole imposte ai commercianti può avere un senso in una fase sperimentale ma diventa difficile da giustificare per un attività commerciale così  strutturata e stabilizzata.

Io leggo in questo senso la preoccupazione di Siligardi: nessuno si vuole mettere "contro" al Mercato Contadino ma questo non vuol dire che non si possa invocare il rispetto delle regole e la tutela del consumatore e di una concorrenza leale con gli altri operatori.

Marco P.

2 commenti:

Lorenzo Paluan ha detto...

Io la vedo così: il mercato contadino (che era ed è un'ottima iniziativa se correttamente gestita, e io e la mia famiglia ci facciamo la spesa spesso) è condotto secondo un regolamento approvato dal comune. In questo senso credo che i controlli debbano essere comunali. Come la Polizia Municipale va al mercato della piazza, così deve andare al mercato contadino e pretendere che gli operatori facciano quel minimo di trasparenza sulla provenienza delle merci esposte previsto dal loro stesso regolamento e non possano vendere merci per le quali non si siano registrati all'atto di adesione al mercato e che non provengano dal loro campo (la maggioranza di loro già lo fa, per i casi segnalati dalla Coldiretti, suppongo che l'esistenza di un controllo pubblico, li avrebbe risolti ben più in fretta).

Ne guadagnerebbe l'immagine di tutti i partecipanti al mercato contadino e toglierebbe ogni pretesto per le polemiche dei commercianti.
Alla mia interrogazione di un anno fa, il comune ha sostanzialmente detto che preferisce non interferire con "l'autocontrollo" dell'associazione e a me è parso un general generico "laviamocene le mani".

Sulla frequenza: tre volte alla settimana è una frequenza che si giustifica quando si tratta di piazzare notevoli quantità di prodotti stagionali che deperiscono in fretta, se lo si fa tutto l'anno, senopre con gli stessi operatori, il dubbio che la dimensione commerciale prevalga su quella agricola, si fa strada.

massimo pellacani ha detto...

io credo, molto semplicemente, da ciò che leggo, che molte domande potrebbero trovare una risposta più che plausibile se solo venissero rivolte ai diretti intressati prima di sparare ilazioni o congetture che hanno un senso solo quando si conoscono le cose e quando sono supportate da dati e non quando si crede di conoscerle. Quando si frequentano gli ambienti della politica e quando si è portatori di interessi bisogna affrontare le questioni con una cognizione di causa che non rilevo ! Il mondo agricolo non è un qualcosa di astratto, da sempre definito "settore primario" , in crisi ormai da un decennio, non da due anni , è composto di famiglie e lavoratori con una loro dignità ! Cari amici, spesso ci si dimentica del valore sociale di un'impresa agricola tanto vero nel passato come nel presente ! coloro che hanno colonizzato le cinta urbane spesso dimenticano la loro provenienza ma ancor più spesso non colgono gli aspetti di cui anch'essi hanno beneficiato attingendo dal comparto rurale agicolo. Nell'immediato dopoguerra la parola d'ordine impartita al mondo agricolo era quella di produrre per sfamare un paese che andava industrializzandosi e così fù fatto, ai giorni d'oggi la parola d'ordine quella di presidio, manutenzione e tutela del territorio per evitare disatri che sono sotto agli occhi di tutti e che, credetemi, non riguardano esclusivamente la collina e la montagna, in tutto questo dei contadini che si siano arricchiti o che abbiano ricevuto un elogio per il loro operato anche dai risvolti sociali ne conosco ben pochi. Mai nessuno si pone la domanda se il mondo agricolo abbia nel tempo acquisito un credito verso la moderna società civile e pensi che questo credito non sia l'ora che possa o debba essere restituito ? Bisogna provare sulla propria pelle il duro lavoro dei campi stante la meccanizzazione, mai orai, un occhio sempre rivolto al cielo sperando in un raccolto sano senza grandine,la compagnia del gallo al mattino e quella del sole al tramonto, che bella vita he. Se non fosse che la remunerazione ai tuoi sforzi, sempre al ribasso e con i costi che lievitano, te la fanno sempre gli altri, si potrebbe tentare un accenno di resistenza. Ora, per tornare ai mercati contadini, c'è da sapere che il tentativo di diverse aziende agricole è quello di acquisire una liquidità giornaliera in grado di sopperire ad un altrimenti inevitabile tracollo, molte di esse hanno una esposizione bancaria che non gli consente di chiedere credito ulteriore e parallelamente di organizzarsi in modo da poter offrire alla gente la gamma di prodotto più ampia possibile per il periodo più lungo possibile, strategie oggi possibili. vi assicuro che c'è una risposta legittima e possibile a tutti gli interrogativi posti negli interventi prima del mio e mi auguro che sia possibile un confronto al quale mi rendo sempre disponibile. Non pretendo di avere la ricetta in tasca a tutte le questioni tuttavia sono sempre disponibile ad incontrare chiunque e a scrivere a chiunque se solo abbiate la bontà e la gentilezza di contattarmi.
www.dallaterraallatavola.com
mercatocontadino@libero.it
Pellacani Massimo az.agr.

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