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martedì 2 febbraio 2010
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Rifiutava la contrattazione: ora pagherà 4.600 euro
Sembrava il remake di Davide contro Golia, ma la vicenda andata in scena nelle aule del tribunale di Modena aveva un profilo molto più prosaico.
Il preside di un istituto di scuola secondaria di Carpi è stato condannato al pagamento di 4.600 euro a parziale rimborso delle spese legali sostenute dal sindacato scolastico Gilda di Modena, che lo aveva citato in giudizio per condotta antisindacale.
Si tratta del primo caso di questo genere di contesa in Emilia-Romagna: «Finalmente si è affermato un principio fondamentale - esulta Robertino Capponcelli, coordinatore regionale della Gilda degli insegnanti -, quello dell’equità sociale: chi sbaglia paga, anche il dirigente scolastico di una scuola superiore».
Non è stato però un cammino facile per il sindacato degli insegnanti, che ha dovuto penare non poco per vedersi riconoscere un sacrosanto diritto.
Il contenzioso risale all’anno scolastico 2006/2007, quando il dirigente scolastico in questione non convocò i delegati del sindacato ad una riunione di contrattazione: «La nostra associazione è abilitata a partecipare alle contrattazioni in quanto firmataria del contratto nazionale.
Ma non era la prima volta, il suo comportamento scorretto è stato reiterato» puntualizza Capponcelli.
«Purtroppo - spiega Rolando Gorni, coordinatore provinciale Gilda - questi atteggiamenti vessatori nei confronti dei sindacati sono diffusi: quando riscontriamo le situazioni più gravi ci muoviamo per difendere i nostri diritti».
Come è accaduto ormai più di un anno fa, quando il comportamento scorretto del preside carpigiano ha dato il via ad una complessa vicenda giudiziaria.
«Abbiamo dovuto sostenere due ricorsi - continua Gorni - perché il primo ci aveva visto vincitori della causa ma non condannava il dirigente al rimborso delle spese.
Con il secondo, un altro giudice del lavoro ci ha dato ragione costringendo il preside al pagamento.
Se fosse prevalsa la prima ipotesi sarebbe stato molto grave: figuriamoci se possiamo spendere migliaia di euro per vedere riconosciuto un nostro diritto».
Sembrava tutto finito nel migliore dei modi, quando l’associazione sindacale si è trovata a fare i conti con la lentezza della macchina statale: «Ci indigna che lo Stato possa prendersi tutto questo tempo per risarcire le nostre spese».
Daniele Franda
(fonte: Modena Qui)
Sembrava il remake di Davide contro Golia, ma la vicenda andata in scena nelle aule del tribunale di Modena aveva un profilo molto più prosaico.
Il preside di un istituto di scuola secondaria di Carpi è stato condannato al pagamento di 4.600 euro a parziale rimborso delle spese legali sostenute dal sindacato scolastico Gilda di Modena, che lo aveva citato in giudizio per condotta antisindacale.
Si tratta del primo caso di questo genere di contesa in Emilia-Romagna: «Finalmente si è affermato un principio fondamentale - esulta Robertino Capponcelli, coordinatore regionale della Gilda degli insegnanti -, quello dell’equità sociale: chi sbaglia paga, anche il dirigente scolastico di una scuola superiore».
Non è stato però un cammino facile per il sindacato degli insegnanti, che ha dovuto penare non poco per vedersi riconoscere un sacrosanto diritto.
Il contenzioso risale all’anno scolastico 2006/2007, quando il dirigente scolastico in questione non convocò i delegati del sindacato ad una riunione di contrattazione: «La nostra associazione è abilitata a partecipare alle contrattazioni in quanto firmataria del contratto nazionale.
Ma non era la prima volta, il suo comportamento scorretto è stato reiterato» puntualizza Capponcelli.
«Purtroppo - spiega Rolando Gorni, coordinatore provinciale Gilda - questi atteggiamenti vessatori nei confronti dei sindacati sono diffusi: quando riscontriamo le situazioni più gravi ci muoviamo per difendere i nostri diritti».
Come è accaduto ormai più di un anno fa, quando il comportamento scorretto del preside carpigiano ha dato il via ad una complessa vicenda giudiziaria.
«Abbiamo dovuto sostenere due ricorsi - continua Gorni - perché il primo ci aveva visto vincitori della causa ma non condannava il dirigente al rimborso delle spese.
Con il secondo, un altro giudice del lavoro ci ha dato ragione costringendo il preside al pagamento.
Se fosse prevalsa la prima ipotesi sarebbe stato molto grave: figuriamoci se possiamo spendere migliaia di euro per vedere riconosciuto un nostro diritto».
Sembrava tutto finito nel migliore dei modi, quando l’associazione sindacale si è trovata a fare i conti con la lentezza della macchina statale: «Ci indigna che lo Stato possa prendersi tutto questo tempo per risarcire le nostre spese».
Daniele Franda
(fonte: Modena Qui)
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