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venerdì 22 aprile 2011
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E' nato in città il Comitato per il Sì che si prefigge lo scopo di contribuire al raggiungimento del quorum e alla vittoria del sì al referendum del 12 e 13 giugno che, lo ricordiamo, avrà come oggetto l'acqua pubblica, il nucleare e il legittimo impedimento

Difendiamo la salute e il territorio

Sì all'acqua pubblica, no al nucleare e al legittimo impedimento. Ecco, in sintesi, le questioni sulle quali tutti noi siamo chiamati a esprimerci al referendum abrogativo del prossimo 12 e 13 giugno. Tematiche che hanno un grande, comune denominatore: riportare al centro del dibattito politico il bene comune. Sull'acqua pubblica, il nucleare e il legittimo impedimento si stanno infatti giocando partite che ci toccano personalmente e che meritano una presa di coscienza critica. Per sottolineare l'importanza di recarsi alle urne, il 5 aprile si è costituito a Carpi il Comitato per il Sì al referendum, grazie all'iniziativa di un gruppo di persone (al momento vi aderiscono: Africa Libera, Anpi, Arci, Ask, Cgil per i quesiti relativi ad acqua e nucleare, Coordinamento Beni Comuni, Italia Dei Valori, Legambiente, Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Progetto Chernobyl, Rifondazione Comunista, Rsu-Civ, Sinistra Ecologia Libertà, Verdi, Wwf e singoli cittadini) che ha deciso di scendere in campo per diffondere le tematiche sulle quali saremo tutti chiamati a votare, cercando di supplire alle distorsioni e alle omissioni che, probabilmente, caratterizzeranno l'informazione mediatica, soprattutto televisiva. "Il voto - spiegano - è un nostro diritto imprescindibile, ma il raggiungimento del quorum, prioritario per esercitare la nostra forza politica e sociale, sarà possibile soltanto con l'impegno di tutti. Chiediamo a tutti di andare a votare e votare sì, perché con questa scelta si costruisce oggi ciò che saremo domani, un domani che riguarda noi, i nostri figli e le generazioni future. Facciamo lavorare la mente, informiamoci e non crediamo a chi dice che il nostro voto non conta nulla. Ognuna delle leggi di cui si chiede l'abrogazione lede una parte dei nostri diritti fondamentali. Per tutte queste ragioni chiediamo a tutti di votare sì perché siamo consapevoli dei rischi che corriamo se l'acqua finisce nelle mani sbagliate, se il nostro Paese si consegna all'incubo nucleare, se la legge non è più uguale per tutti. Questo appello al voto vuole rompere il silenzio collettivo di fronte ad alcune delle leggi scellerate del nostro Paese e dipende più che mai dalla scelta personale di ognuno". Il primo quesito referendario riguarda il legittimo impedimento, cioè l'istituto giuridico che permette all'inpitato in un processo di giustificare, in alcuni casi, la propria assenza in aula, ed è quello che ha le conseguenze politiche più rilevanti, dal momento che è stato indetto per abrogare la legge che porta il suo nome. A presentare il referendum è stato il partito dell'Italia dei Valori. "La vittoria del sì  - commenta Fabio Esposito, dell'IdV Carpi - costituirebbe un segnale forte per il Governo. La gente è stanca di veder sacrificati i propri interessi, riforma della giustizia compresa, per quelli del Premier, interessato soltanto a difendersi dai processi. Gli italiani hanno diritto ad avere un presidente del Consiglio pulito e non ricattabile e, al contempo, di veder affermati i propri diritti". Il secondo quesito, presentato sempre dall'Italia dei Valori, punta ad abrogare tutte le disposizioni, approvate tra l'altro senza un dibattito pubblico e imposte al Parlamento attraverso il voto di fiducia, che permettono la produzione di energia da processi nucleari nonché lo stoccaggio delle scorie radioattive. "Dopo 25 anni dall'incidente alla centrale nucleare di Chernobyl - commenta Luciano Barbieri del Comitato Chernobyl - il rischio connesso al nucleare è tornato alla ribalta in tutta la sua drammaticità con l'orrore che si sta consumando a Fukushima. Un orrore che cozza violentemente con la paventata sicurezza degli impianti. Un film che si ripete quindi, sminuito dalle fonti ufficiali, che continuano a mitigare le reali condizioni, ed edulcorato dai mezzi di informazione. Due tragedie che, seppure per motivi diversi, hanno dato vita a due catastrofi i cui effetti persisteranno per  migliaia di anni. La nostra decennale esperienza nei territori contaminati della Bielorussia ci ha mostrato le terribili conseguenze di un "incidente" nucleare: oltre alle vittime, le neoplasie e i danni ambientali, a decadere è l'aspettativa stessa di futuro della gente. Quale etica può avere una fonte di energia che compromette la vita di un intero territorio che ne decreta la morte sociale, culturale, ambientale ed economica? Il nucleare compromette non solo il presente, ma anche il futuro di generazioni di individui ancora non nati". Dire no al nucleare in Italia non è solo una scelta ideologica, ma di buon senso.  Basti pensare all'altissimo rischio sismico e vulcanico del nostro Paese che rende la locazione delle centrali estremamente complessa, al fatto che tale tipo di produzione non ridurrebbe la nostra dipendenza energetica dall'estero poichè  non esistono miniere di uranio e plutonio in Italia. Inoltre la scelta nucleare non abbassa i costi, poiché le scorie radioattive, anche se possono essere riprocessate per un certo numero di volte, sono costosissime da smaltire e devastanti per l'ambiente. Nessun privato si accolla il rischio di costruire centrali nucleari che, al contrario, sono finanziate da fideiussioni pubbliche. "Dobbiamo votare sì per rivendicare nuovi stili di vita - conclude Barbieri - maggiormente sostenibili ed etici. Incentiviamo l'uso di energie più pulite e democratiche e diciamo no al nucleare". Gli ultimi due quesiti refendari riguardano invece l'acqua pubblica. Il primo riaffida alle istituzioni, che fanno capo ai cittadini, il governo e la gestione di un bene comune che non può dipendere dal libero mercato, mentre il secondo riguarda in particolare la determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all'adeguata remunerazione del capitale investito. Votare sì, significa affermare il valore dell'acqua come bene comune sul quale nessun privato può lucrare. "Un tema vitale - ha ribadito Roberto Galantini, del Coordinamento Beni Comuni - per la democrazia stessa del Paese. L'acqua è un diritto inalienabile che risponde a un bisogno indispensabile e, pertanto, deve restare in mani pubbliche". Il Comitato per il Sì, che conta una cinquantina di membri operativi, è aperto alla partecipazione di tutti. Per aderire o ricevere maggiori informazioni: comitatoperilsicarpi@gmail.com. "Tutti i sabati - continua Galantini - saremo sul rialzato della Piazza con il nostro banchetto informativo, pronti a dare informazioni e, confidiamo, di avere le risorse necessarie per farli moltiplicare anche in altre zone della città". Perchè votare sì a questo referendum è una vera e propria "resistenza", come ci dicono i rappresentanti dell'Anpi,  per riaffermare il valore della partecipazione dal basso e della salvaguardia del bene comune. 

Jessica Bianchi



2 commenti:

Lorenzo Paluan ha detto...

1,4 miliioni di firme raccolte, da un comitato senza bandiere di partito, senza soldi e nel silenzio dei media nazionali.
Il governo che prima si rifiuta di accorpare il voto con le amministrative, facendoci sprecare dai 300 ai 400 milioni di euro (grazie Maroni!) e poi cincischia con i decreti legge per cercare di rinviare la questione nucleare e ora ci prova anche con l'acqua.
Sono tutti segnali di chi ha paura di un po' di sana democrazia diretta.
Moltiplichiamo tutti gli sforzi per portare a votare più persone possibili il 12 e 13 giugno, per un giorno non deleghiamo ad altri una decisione che ci tocca da vicino.

toratora ha detto...

Paura? Ma questi se la fanno letteralmente sotto!
Del resto cosa aspettarsi da un manipolo di mercenari che blindano il parlamento a colpi di voti di fiducia per sospendere questo o quel principio democratico a seconda della convenienza del caso?
Concordo con Paluan, non deleghiamo, tanto al mare ci sara’ ancora l’acqua fredda…

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